Corriere dell'Alto Adige

Eurac, 30 anni a servizio della ricerca La nuova sfida è il cambio climatico

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Due server nel seminterra­to in grado di archiviare 5 megabyte, una dozzina di persone, età media 26 anni, divise in tre aree di ricerca e 250 metri quadrati di uffici: questa era la situazione dell’Eurac, all’inizio degli anni 90.

Passati trent’anni nel centro di ricerca bolzanino lavorano circa 600 persone età media 39 anni - ci sono undici istituti e cinque centri con più di 1.300 partner in tutti i continenti; i dati si sono trasferiti nel cloud, con archivi da 1,5 petabyte.

I ricercator­i provengono da 46 Paesi diversi, parlano 34 lingue e lavorano in modo interdisci­plinare alle principali sfide del futuro: salute, tutela dell’ambiente, energia sostenibil­e, sistemi politici e sociali efficienti.

Le prime aree di ricerca, trent’anni fa, erano lingua e diritto, minoranze e autonomie e ambiente alpino.Adesso i focus principali riguardano la pandemia, la crisi climatica e la perdita di biodiversi­tà. Iniziative che non solo fotografan­o la situazione attraverso i dati, ma sviluppano anche proposte di intervento. «La ricerca su cambiament­o climatico e trasformaz­ione — spiega Stephan Ortner, direttore di Eurac Research — coinvolge esperti e di vari settori: dalla ricerca ambientale all’energia, dalla sociologia allo sviluppo regionale, dal diritto all’economia. Tutti lavorano da tempo sugli aspetti della trasformaz­ione e ora queste competenze vengono messe in comune».

Ortner «Esperti di vari settori lavorano insieme mettendo in comune le conoscenze»

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