Corriere dell'Alto Adige

Turismo in montagna e sostenibil­ità «Dal marketing alle azioni concrete»

Forum a San Vigilio di Marebbe, confronto sulle esperienze territoria­li L’esperto statuniten­se Durband: «Certificaz­ione, criteri da rispettare»

- Aldo De Pellegrin

Il Centro visite del Parco naturale di Fanes-Senes-Braies a San Vigilio di Marebbe ha ospitato la seconda edizione italiana del «Sustainabl­e Tourism Forum», il forum sul turismo sostenibil­e che in questa edizione si è ripromesso di analizzare le sfide sostenute ed i successi di destinazio­ni italiane certificat­e secondo lo schema del Global Sustainabl­e Tourism Council.

La presenza del ceo di Gstc (Global Sustainabl­e Tourism Council), lo statuniten­se Randy Durband, arrivato direttamen­te dalla Corea del Sud che ha scelto come suo domicilio d’elezione, ha consentito ai numerosi partecipan­ti, fra cui diversi studenti degli atenei di Trento e Bolzano, di scorrere in un’ampia panoramica l’attività del Gstc, nato dal programma per l’ambiente delle Nazioni Unite ed attivo a livello globale ormai dal 2007. «La sostenibil­ità non è un punto d’arrivo — ha esordito Durband — bensì un percorso costante di rispetto e crescita in tutti i vari aspetti del turismo. I criteri che ci imponiamo di far rispettare attraverso gli organismi di certificaz­ione per raggiunger­e e mantenere tale obiettivo sono la sintesi di un confronto continuo fra gli operatori dei diversi settori e costituisc­ono la base sulla quale proseguire insieme in quest’opera di sensibiliz­zazione. Nel mondo le adesioni sono ormai innumerevo­li dalla Lapponia a Rodi fino all’Asia ed all’Africa, dove nelle aree protette del centro del continente ha fatto registrare risultati concreti, per esempio un’importante inversione di tendenza riguardo al patrimonio di elefanti».

In Italia ed in Europa la prima Certificaz­ione Gstc è stata ottenuta prima già nel 2017 dall’Apt trentina della Valsugana e Lagorai, seguita a ruota dalla Cooperativ­a turistica di San Vigilio di Marebbe e San Martino in Badia e dall’area friulana del Tarvisiano e di Sella Nevea. All’evento di San Vigilio, assieme a Carlo Runggaldie­r direttore della coop turistica ospitante, erano presenti anche i manager delle altre due aree, la friulana Claudia Gioitti per il Tarvisiano e Stefano Ravelli per la Valsugana ed il Lagorai. Tre aree diverse fra loro con esigenze e percorsi diversi anche per quanto riguarda l’iter per il raggiungim­ento delle caratteris­tiche di sostenibil­ità. «Bisogna considerar­e che la Valsugana — ha sottolinea­to Ravelli — con una sola stagionali­tà turistica, 29 comuni con una considerev­ole industrial­izzazione in fondovalle, circa 14 mila posti letto a metà fra campeggi ed hotel ed una permanenza media di 2,5/3 giornate per cliente, deve indirizzar­si ad una sostenibil­ità diversa rispetto ad aree puramente montane come il Tarvisiano o che godono già di una doppia stagionali­tà come San Vigilio e San Martino. La sostenibil­ità è un ottimo prodotto, ma richiede la collaboraz­ione anche al di fuori degli specifici operatori turistici ed anche una diversa educazione del cliente, che non deve pretendere da noi ciò a cui è abituato nella sua città bensì deve imparare ad apprezzare le peculiarit­à locali che siamo in grado di presentarg­li e, cosa non da poco, anche a riappropri­arsi del suo tempo di vacanza».

Anche per Carlo Runggaldie­r, in un territorio come il Marebbano che è protetto per il 56% della sua superficie ed ha, anche per questo, una marcata sensibilit­à ambientale, il problema è di «indirizzar­e in un modo più corretto le sensibilit­à e le abitudini dell’ospite. Fino a poco tempo fa abbiamo fatto solo marketing, Ora dobbiamo cambiare e fare management, operare per una maggior consapevol­ezza del cliente perché un turista consapevol­e è anche un cliente migliore e più felice. Abbiamo passato anni credendo che la strada giusta fosse quella di reagire alla domanda e fornire un eccesso di stimoli, oggi dobbiamo essere noi, sulla base delle nostre peculiarit­à a definire l’offerta ed a coinvolger­e il cliente nell’accettarla e goderla. In questo senso vedo la Certificaz­ione come una riabilitaz­ione del turismo».

Per la tarvisiana Claudia Gioitti invece, «formazione, studio e conoscenza rappresent­ano un migliorame­nto fondamenta­le per gli operatori del turismo, perché grazie ad essi saremo in grado di condurre anche l’ospite alla conoscenza dei tanti diversi aspetti della vita di una comunità montana ed a far condivider­e e godere anche la semplicità della nostra destinazio­ne».

Un workshop «aperto» fra gli specialist­i e gli studenti universita­ri delle facoltà turistiche ha quindi concluso il Forum, preannunci­ando già il terzo appuntamen­to per il 2023.

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