Trimestre record nelle esportazioni ma il 25% delle imprese teme il futuro
Presentato lo studio di Confindustria: «Transizione ecologica, occasione imperdibile»
Vengono da mesi più che positivi, perché se il Covid ha penalizzato molto le imprese legate a commercio e turismo, non ha avuto influenze altrettanto negative sull’industria, che in molti casi ha anzi avuto risultati eccellenti.
Un dato per tutti, e lo ricorda il presidente di Confindustria Fausto Manzana: il primo trimestre del 2022 ha fatto segnare per il Trentino il record assoluto delle esportazioni, con dati migliori rispetto anche al periodo pre-pandemia. E c’erano già sia la guerra in Ucraina che il rialzo speculativo dei costi di energia e materie prime. È una visione confermata in gran parte dagli stessi imprenditori che alla domanda «Qual è il suo giudizio sulla situazione attuale del business della sua impresa?» rispondono al 43,8% «molto positivo» e al 43,8% «leggermente positivo», arrivando a un 87,6% di imprese che dichiara di vivere una buona fase. Nondimeno il 25% degli stessi imprenditori guarda al futuro con pessimismo: solo il 75,4% ritiene che nei prossimi sei mesi l’andamento sarà molto o leggermente positivo, mentre l 19,2% se lo attende leggermente negativo e il 2,7% molto negativo.
È un pessimismo che si è accentuato nel giro degli ultimi 10 mesi: alla stessa domanda nel settembre 2021 il 91,1% degli imprenditori aveva risposto molto o abbastanza positivo e solo 3,8% leggermente negativo. Molto negativo era stata la risposta dell’1,3%. «È un pessimismo non giustificato dai numeri — chiosa Manzana — figlio delle incertezze dettate da un momento complesso. Ma del quale dobbiamo tenere conto, perché in economia le profezie negative hanno un peso. Finendo per provocare i problemi che predicono».
Quello sulla visione del futuro delle loro aziende è uno dei molti aspetti sui quali gli industriali trentini sono stati sondati dal gruppo di consulenza «The European House – Ambrosetti», cui Confindustria Trentina ha commissionato col sostegno di Sparkasse l’indagine «Duemilatrentina»: tre anni di ricerche e analisi per definire la situazione attuale, le prospettive future e le azioni necessarie perché il Trentino possa cogliere appieno le opportunità offerte dalla transizione ecologica e della trasformazione del modo di fare industria che comporterà. Ieri sono stati anticipati alcuni dati su situazione attuale, attitudini e fiducia del tessuto produttivo locale in funzione della transizione ecologica. Lo scenario completo sarà presentato il 29 settembre all’assemblea annuale. Da parte loro, gli industriali quasi all’unanimità ritengono che la transizione ecologica, grazie ai fondi del Pnrr e alle innovazioni sia una occasione imperdibile: la ritengono un fattore strategico di attrattività per il Trentino il 97,2% degli intervistati.
Intervistati che con percentuali altrettanto alte ritengono alta la sensibilità ai temi della sostenibilità all’interno delle proprie aziende. Mentre solo al 4,3% ritengono altrettanto importante l’impegno del Trentino nel valorizzare questa dimensione. Per il 2,9% degli intervistati la nostra provincia non lavora per niente a favore della valorizzazione della sostenibilità, per il 44,3% lo fa poco, per il 47,1% abbastanza. La sintesi è semplice: secondo gli industriali la partita della transizione ecologica può dare al Trentino un vantaggio competitivo. Sono tutti pronti a impegnarsi in questo. Ma chiedono al contesto territoriale (politica, ma anche società in tutte le sue accezioni) di investire di più in questa direzione.
Pessimismo non giustificato dai numeri e figlio delle incertezze, dobbiamo però tenerne conto