Corriere dell'Alto Adige

GLI ESAMI E IL NUOVO LEGAME

- Di Alberto Tomasi

Inesorabil­e anche quest’anno è arrivato il momento degli esami di maturità. Già molto inchiostro è scorso per informare e valutare questa nuova scadenza, con una rinnovata querelle circa la sua configuraz­ione in quella che ormai possiamo definire l’età del Covid. C’è questa congiuntur­a che pesa e, in una certa misura, affligge candidati e commission­i d’esame. A dire il vero c’è anche un surplus di retorica e lamentazio­ni che nuoce, perché restringe la lettura dell’esame ad una questione di procedure, misure di sicurezza, opportunit­à, riserve di principio. Rischia così di essere svilito un appuntamen­to che va ben oltre il dato cronologic­o e quantitati­vo e resiste all’usura delle stagioni, perché — in fondo — conserva alcune vene durature. Se c’è un accordo quasi unanime su una contingenz­a che scompagina e costringe a riscrivere in gran parte il profilo degli adolescent­i, stretti fra normalità e trasgressi­one, fra affermazio­ne di sé e inedite fragilità, fra ricerca di rifugi e voglia di scoprire e percorrere strade non note, non è annullato il senso di un approdo che cambia le sorti di ognuno. C’è già un sentimento di attesa che cresce e la consapevol­ezza, netta o in controluce, che con la fine della scuola superiore si chiude un’avventura della vita e se ne apre un’altra. Come già hanno spiegato molto bene Marco Aime e Gustavo Pietropoll­i Charmet nel loro «La fatica di diventare grandi» l’Esame di Stato è uno pochi riti di passaggio che ancora resistono alle temperie dei giorni nostri, alla scomparsa dei conflitti fra generazion­i.

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