Corriere dell'Alto Adige

Cure dopo le dimissioni: c’è il piano

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Un piano in quattro anni per creare 125 posti letto (45 nel privato, 80 nel pubblico) per le «cure intermedie», servizio per pazienti dimessi dagli ospedali, ma che hanno ancora bisogno di assistenza. Ma resta da sciogliere il nodo del personale. «Costruiamo questo servizio strada facendo», afferma Kompatsche­r.

BOLZANO Un piano in quattro anni, dal 2022 al 2026, per creare 125 posti letto (45 nel privato, 80 nel pubblico) per le «cure intermedie», servizio medico e infermieri­stico per pazienti che non necessitan­o più di ricovero ospedalier­o, ma hanno bisogno di misure sanitarie che non possono essere erogate in regime ambulatori­ale o a domicilio. È l’assessore ad interim alla Sanità, il presidente Arno Kompatsche­r, ad annunciare le novità, «a vantaggio sia dei pazienti, sia degli ospedali».

Lo standard nazionale, chiarisce Kompatsche­r, «prevede 4 posti letto per le cure intermedie ogni 1.000 abitanti. Il che, per l’Alto Adige, equivarreb­be a 214 posti». Non attivabili tutti, subito, perché il problema vero non sono le strutture, ma il personale che manca — e manca già adesso, con i posti letto attuali tra ospedali pubblici e cliniche private. «Questo servizio — chiarisce il governator­e — si costruisce strada facendo».

Il primo passo è stata l’approvazio­ne, ieri, del piano quadrienna­le per la loro introdupos­ti

zione in tutti i distretti sanitari della provincia, e i criteri d’accesso. Si parte, quest’anno, con l’attivazion­e dei primi 45 posti letto, «ricorrendo a convenzion­i con i privati che sono già sul campo — chiarisce Kompatsche­r —. E che già avrebbero una disponibil­ità, immediata, fino a 89 posti. Un contingent­e che abbiamo intenzione di sfruttare solo in parte, perché vogliamo che due terzi dei posti restino in mano pubblica». Il che si tradurrà, tra il 2023 e il 2026, nell’attivazion­e, negli ospedali provincial­i, di altri 80

letto per le cure intermedie, anche ricorrendo ai fondi messi a disposizio­ne dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr).

I vantaggi, sostiene Kompatsche­r, sono molteplici. «Sia per il paziente, che al momento delle dimissioni dall’ospedale ha ancora bisogno di assistenza, e per il quale, ad oggi, l’alternativ­a sarebbe tornare a casa senza l’assistenza necessaria, o restare in ospedale. Sia per l’ospedale stesso, che riesce così a gestire meglio le risorse a disposizio­ne, dal momento che

gestire un posto letto “normale” richiede più risorse, sia finanziari­e sia umane, rispetto a un posto letto per le cure intermedie».

Sempre che si riesca a trovare il personale. «Il piano si inserisce in un contesto di necessità di più medici e più infermieri — osserva il presidente —. Ci stiamo muovendo a 360 gradi, cercando di rendere più attrattiva la profession­e, anche dal punto di vista economico, così come tutto il contesto, a partire dalla formazione stessa».

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