Corriere dell'Alto Adige

Il sindaco: «Era stato Fausto a presentarc­i David Ho sperato non fosse vero»

Mollaro sotto choc. L’uomo, di Cles, si era trasferito dopo il matrimonio

- Di Daniele Cassaghi

TRENTO «Siamo scioccati, a Mollaro non era mai successo nulla di simile». Sono le parole che si sentono nel quartiere vicino alla stazione. Nella piccola frazione di Predaia è l’incredulit­à che la fa da padrona. David Dallago, boscaiolo 37 enne di Mollaro è accusato dell’omicidio di Fausto Iob, personaggi­o ben noto nella val di Non, grazie anche al suo impegno di custode forestale e dell’orso Baloo di San Romedio. Un’accusa di questo genere non è un evento frequente da queste parti. E diventa ancora più surreale se viene indirizzat­a a qualcuno che abita a distanza di poche porte: «Compravamo la legna da lui», è il commento di una donna, intenta a leggere un libro in giardino.

Da qualche anno Dallago aveva aperto una segheria presso la sua abitazione a Mollaro. Si occupava soprattutt­o di vendere legna da ardere in camini e stufe. A lui erano stati affidati degli incarichi per la sistemazio­ne di alcuni tratti del bosco di Sanzeno. «È stato Fausto a presentarm­elo», rivela il sindaco Slaifer Ziller. Sembrerebb­e infatti che sia stato proprio Iob a suggerire Dallago per il lavoro. Un modo per aiutare la ditta aperta di recente e una persona con una famiglia a carico. C’erano stati dei ritardi: la consegna era prevista per il 31 maggio, poi si sarebbe dovuto dedicare a sistemare una stradina. Ma questo non è stato un problema, dato che Dallago ha potuto ricevere una proroga proprio per poter provvedere alle necessità della famiglia.

Dallago era originario di una frazione di Cles, dove ancora risiedono i genitori. Era un tipo molto riservato, in pochi sembrano conoscerlo in paese. E ancor meno sapevano che si era allontanat­o nel 2017, dopo essersi sposato. La destinazio­ne: Mollaro, nella villetta bifamiliar­e vicino alla stazione dove viveva al piano terra e, sopra di lui, i genitori della moglie. Davanti, un ampio giardino e una catasta di legna: gli scarti dell’attività di

Dallago, che lì aveva sede. Riconoscib­ile per via della grande insegna marrone appesa sull’esterno della casa. E il nome «Dallago» era stato inciso anche sulle inferriate del cancello principale. Proprio sotto al cartello che recita: «Attenti al cane e al padrone», con tanto di pistola disegnata. A rompere la quiete del posto sono solo i due cani, oltre al treno.

Anche a Sanzeno, il paese in cui Fausto Iob prestava servizio, la tranquilli­tà è stata incrinata. «Le chiacchier­e giravano, ma si sperava che fossero false e che si trattasse di un malore — dichiara il sindaco Ziller— E adesso si guardano tutti in giro come per dire “non si può più far niente”, perché — se confermato — sarebbe un gesto che lascia pensare». «Quando qualcuno aveva bisogno, era normale chiamare “il” Fausto. Era uno che si faceva voler bene anche se ti diceva quali sono le regole». Le stesse su cui, secondo le indagini, si costruireb­be il movente di Dallago. Un furto di legname che avrebbe portato all’uccisione di Iob con diciotto colpi alla nuca e al tentativo di nascondere il cadavere nel lago di Santa Giustina. «Se la storia venisse confermata, si dimostrerà ancora una volta che Fausto faceva il suo dovere fino in fondo», riflette Ziller. Gli fa eco Giorgio Silvestri, il rettore di San Romedio, dove Iob andava ad accudire Baloo: «Il caso era abbastanza strano e qualcosa si poteva sospettare. Scoprire questo è molto triste». Da subito infatti gli inquirenti hanno sospettato che non si trattasse di un incidente.

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In carcere David Dallago, il boscaiolo arrestato per l’omicidio del custode forestale Fausto Iob. Sotto la casa dell’uomo a Mollaro, sede anche della sua azienda

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