Le lunghe notti in carcere a Spini, il primo pensiero per la figlioletta E i nonni cercano di proteggerla
I paesani: «David, un bravo artigiano ma poco socievole»
TRENTO Un «artigiano tutto fare», che non ha mai creato problemi, ma che non ha neanche mai socializzato in paese. Così gli abitanti di Mollaro, il sacrestano e i vicini di casa, descrivono David Dallago, il boscaiolo accusato dell’uccisione di Fausto Iob. Il suo primo pensiero, ieri mattina, quando ha avuto il colloquio in carcere con la sua legale, Angelica Domenichelli, è stato per la figlia. «È ancora molto provato da tutta la situazione e preoccupato per la sua bimba piccola», dice l’avvocata. Ora sono i genitori della moglie a fare scudo alla piccola, che ieri pomeriggio dondolava sull’altalena nel giardino di casa, circondata dal calore dei nonni. Come in una bolla.
Il paese, una frazione di Predaia con poche centinaia di residenti, sembra essersi ammutolito. L’aria grigia e uggiosa della pioggia si sposa con l’atmosfera che traspare dalle villette schierate ai lati del lungo viale di ingresso. Si sentono i rumori dei tir diretti alla zona industriale, i furgoni che escono in lontananza dal magazzino di Melinda e poco altro. «Il paese è sconvolto — racconta in strada uno dei vicini di casa di Dallago — Quello che è successo è fuori dalla realtà: queste cose si sentono solo in televisione. Questa è una realtà tranquilla, non riusciamo proprio a comprendere da cosa sia scaturita tutta questa aggressività, se è vero quello che è stato scritto. Lui era un tipo un po’ particolare, ma non pensavamo a tanto».
Dallago è originario di Cles, si era trasferito a Mollaro, il paese della moglie, dopo il matrimonio. Da qualche anno nella villetta dei suoceri, dove risiede al piano terra con la sua famiglia, aveva aperto una segheria. Si occupa in particolare di vendere legna da ardere per camini e stufe. Fuori dall’abitazione, a pochi passi dalla stazione, spicca il cartellone «Dallago Legnami». La legna accatastata al di là del cancello segna un tempo interrotto. Il fermo di lunedì sera, eseguito dai carabinieri, ha colto tutti di sorpresa. «Abbiamo visto uno strano movimento di auto fuori casa e allora abbiamo capito, ma prima di lunedì nessuno sapeva niente», dice un altro vicino di casa.
In paese il trentasettenne è conosciuto perché, oltre all’impresa boschiva, in passato aveva svolto anche altre attività. «È un ragazzo molto in gamba — dice di lui il sacrestano del paese in una piazza deserta — Quello che è successo è stato un fulmine a ciel sereno. Si è sempre comportato bene in paese, chissà cosa gli è saltato in testa. Faceva mille lavori, era un artigiano tutto fare. Nessuno si aspettava una cosa del genere. Non familiarizzava molto con il paese, ma non creava problemi. Il giorno prima era al parco con la bimba e la moglie».
E alla figlia ha rivolto il suo pensiero non appena ha visto la sua legale ieri mattina nel carcere di Spini di Gardolo, dove si trova ristretto da lunedì sera. «È ancora molto provato da tutta la situazione e preoccupato per la sua bimba piccola», riferisce appunto l’avvocata Angelica Domenichelli. Nella villetta la moglie e i suoi genitori non hanno voglia di parlare. Le tapparelle sono tirate giù. Nel giardino dietro casa la bimba gioca con il nonno, che la spinge sull’altalena. Lui sembra afflitto, sconcertato. Ci avviciniamo, ma non se la sente di parlare.