Uccise la moglie: sulla condanna a 30 anni si esprime la Cassazione
L’informatico era stato condannato a 30 anni. Ma la difesa fa ricorso: udienza il 5 luglio
Si svolgerà il 5 luglio l’udienza in Cassazione per il caso dell’omicidio di Alexandra Riffeser, la donna meranese madre di due bambine che il 24 settembre 2018 fu uccisa con 43 coltellate da suo marito, l’austriaco Johannes Beutel, nella loro casa di Quarazze. Quest’ultimo era stato condannato ad una pena di 30 anni. La difesa contesta ora l’aggravante della crudeltà, sperando così in una riduzione della pena.
BOLZANO Si svolgerà il 5 luglio l’udienza in Cassazione per il caso dell’omicidio di Alexandra Riffeser, la donna meranese madre di due bambine che il 24 settembre 2018 fu uccisa con 43 coltellate da suo marito, l’austriaco Johannes Beutel.
Quest’ultimo, di professione informatico, era stato condannato in primo grado ad una pena di 30 anni, cioè il massimo della pena con rito abbreviato per omicidio volontario aggravato. La condanna venne poi confermata in ’appello. I giudici di secondo grado confermarono in pieno la condanna, compresa l’aggravante della crudeltà, che viene ora messa in discussione dalla difesa di Beutel: secondo gli avvocati difensori l’alto numero di coltellate non implicherebbe automaticamente l’aggravante della crudeltà e citano una sentenza della Cassazione relativa ad un duplice omicidio commesso a Vasto nel 2012: un uomo, Marco Del Vecchio, uccise i due genitori con oltre cento coltellate complessive, ma non gli fu contestata l’aggravante della crudeltà e venne condannato a 20 anni. In quel caso la Cassazione osservò che «l’aggravante di aver agito con crudeltà non può ravvisarsi nella mera reiterazione di colpi di coltello inferti, se tale azione non eccede i limiti della normalità causale e non trasmoda in una manifestazione di efferatezza».
Se questo sia avvenuto anche nel caso dell’omicidio di Alexandra Riffeser sarà ora la stessa Cassazione a stabilirlo. La speranza della difesa (avvocati Marco Ferretti e Alessandro Tonon) è quella di vedere accolto il ricorso: in quel caso infatti la Cassazione disporrebbe un nuovo processo d’appello e Beutel potrebbe ottenere una condanna più lieve, nel caso venisse eliminata l’aggralizzare vante della crudeltà. Finora comunque in due gradi di giudizio, quindi con una doppia pronuncia conforme, è stata riconosciuta l’aggravante della crudeltà. Come ricordano anche gli avvocati di parte civile, Federico Fava e Ivan Rampelotto nella loro memoria difensiva, Beutel uccise la moglie utilizzando tre coltelli diversi e colpendola a ripetizione in tre punti diversi della loro casa di Quarazze, frazione di Merano. «I ricorrenti — spiegano gli avvocati di parte civile — affermano che la Corte non riesce a spiegare il senso logico di utitre coltelli per uccidere la moglie, ed è proprio questo il punto: è la superfluità dell’azione che connota quell’eccesso rispetto alla normalità causale che è indice della crudeltà. Ciò che appare dirimente non è tanto il fatto che siano stati usati due o tre coltelli nell’aggressione, ma che vi sia stato un cambio dell’arma. Inoltre Beutel non ha aggredito la moglie con la prima cosa che gli è capitata tra le mani ma ha cercato l’arma nel cassetto della cucina». Inoltre la parte civile ricorda la lunga durata dell’omicidio, citando la sentenza d’appello nel punto in cui si precisa: «L’azione criminosa era sicuramente già in corso alle ore 13.10 e si era conclusa alle 13.14» si legge nella sentenza d’appello. La vittima venne quindi accoltellata i momenti diversi, in una sorta di omicidio «a tappe» nel quale la vittima venne anche sfregiata al volto e al collo, causando quindi una sofferenza ulteriore rispetto alla «mera» volontà di uccidere. «La sentenza impugnata — concludono gli avvocati di parte civile — si sofferma per ben undici pagine sulla questione dell’aggravante della crudeltà, in maniera logica, coerente ed esaustiva».