Privacy e salute, Asl al lavoro contro gli accessi abusivi
BOLZANO Il rapporto tra diritto alla privacy e salute cammina su un equilibrio sottile, soprattutto alla luce di quanto successo negli ultimi giorni: prima il caso della circolare dell’Azienda sanitaria altoatesina che intendeva rendere possibile l’accesso al dossier sanitario elettronico solo in presenza dei pazienti (situazione che il presidente Arno Kompatscher aveva etichettato come «un malinteso»), poi la notizia svelata da un’interrogazione del Team K della sanzione comminata dal Garante per la privacy (30mila euro alla Provincia e 15mila alla società Dedalus Italia Spa) per violazione dei dati personali a seguito dell’accesso non autorizzato ai documenti sanitari di alcuni assistiti, determinato dalla vulnerabilità del servizio relativo al Fascicolo sanitario elettronico. In mezzo, la denuncia presentata dalla Provincia verso il cittadino che ha segnalato la vulnerabilità.
In questo quadro, il direttore generale dell’azienda sanitaria Florian Zerzer prova a fare ordine: «Vedremo cosa succederà, per ora sappiamo solo che il Garante ha espresso dei dubbi su certe modalità di accesso ai dati. Noi stiamo lavorando per risolvere le cose, e per questo in via precauzionalmente stiamo modificando gli accessi potenzialmente non a norma». Ma c’è un potenziale conflitto tra privacy e salute? «È chiaro — aggiunge Zerzer — che per preservare il diritto alla riservatezza si rischia di mettere in difficoltà il nostro sistema. Noi cerchiamo di mappare tutti i casi, ma la priorità è anche quella di non gravare sul lavoro del medico».
Insomma, serve trovare un punto di equilibrio: «Sappiamo che le persone tengono alla propria privacy, dobbiamo far sì che questo non comprometta la fiducia tra medici e pazienti, questa è la sfida» conclude il direttore generale.
E nel frattempo si fa sentire anche l’Anaao, il sindacato di medici e dirigenti sanitari: «Il problema è nato diversi mesi fa quando sono stati bloccati gli accessi a noi medici ai nostri stessi dati. Una misura adottata dall’azienda per evitare ulteriori segnalazioni di violazioni» fa sapere il segretario provinciale Edoardo Bonsante.
Il sindacato non condivide la stretta imposta dal Garante: «La legge è già particolarmente restrittiva. Se applichiamo gli stessi principi a livello sanitario, significa che diventa più importante il diritto alla protezione dei dati che il diritto alla salute. Credo che questo sia un conflitto da risolvere in qualche modo, anche con un intervento legislativo» aggiunge Bonsante. Non solo: «Noi — conclude — più che segnalare che ci sarà un problema a diagnosticare e trattare le patologie non possiamo fare. Lavorare così è difficile e pericoloso».
Il provvedimento
Il Garante ha sanzionato la Provincia (30mila euro) e Dedalus Italia (15mila)