«Propaganda pro Putin, serve una moratoria»
Panchenko al Cineforum: gli organizzatori condannino l’invasione dell’Ucraina
«O una moratoria, per rinviare eventi e discussioni a quando la guerra sarà finita (perché non vogliamo portarla anche qui), o una presa di distanza degli organizzatori dai contenuti proposti, con la condanna dell’invasione della Russia in Ucraina». Iryna Panchenko, rifugiata politica ucraina e attivista da cinque anni in Italia, torna sul caso della proiezione del film filoputiniano Il testimone, al Cineforum, e lancia la sua proposta alla politica locale. Invitando le amministrazioni a «tagliare i contributi alle associazioni che diffondono propaganda mascherata da eventi culturali».
Panchenko lo fa a nome delle profughe ucraine che vivono «in condizioni di vulnerabilità, economica e personale. Non possiamo non protestare quando vediamo come gli agenti di influenza russa siano attivi anche in Alto Adige. E nessuno meglio di noi, che siamo sopravvissute alla dittatura sovietica, può riconoscerli». Il meccanismo è infido. «La “tecnologia della dittatura” vuole esportare corruzione e costumi criminali. Sfrutta il lato umano di chi, davanti a un’ingiustizia, decide di alzarsi in piedi, e lo manipola. Con l’obiettivo di dividere, e in questo modo spianare la strada all’invasione russa anche in Europa».
L’attivista si scaglia contro chi «parla del comunismo senza essere stati in fila per ore, al gelo, per un pezzo di pane o di burro», e mette in guardia contro il rischio di diventare parte della macchina della propaganda. «Esistono due “Russie”: quella interna e quella proiettata all’esterno. Così brillante e “sbiancata” che tanti, anche inconsapevolmente, se ne innamorano. Ma che nasconde sempre la stessa barbarie». È il caso della proiezione di stasera al Cineforum. «Nessuno più di noi è contrario alla censura, ma chi ci invita a partecipare alla discussione sembra non capire il rischio di umiliazione e di ri-traumatizzazione al quale saremmo esposte. Io sono una giurista, non una storica. Ho il diritto di parlare di fatti che toccano anche la mia famiglia, ma non così».
E contro la proiezione si scagliano anche Matteo Hallissey, segretario di Radicali italiani, e l’esponente bolzanino Umberto Adami. «Ci risulta, tra l’altro, che all’indomani dell’aggressione da parte della Russia all’Ucraina, la Provincia abbia preso una serie di iniziative volte a contrastare l’azione del regime russo, tra cui la revoca dell’accordo trentennale con Mosca per la ristrutturazione e manutenzione del complesso Zarenbrunn a Merano. E che la proiezione avviene in collaborazione con Italia sovrana e Popolare, formazione politica dichiaratamente antieuropeista, in vista delle Europee. C’è da aggiungere altro?».