Caramaschi: «Schoeller benvenuto Chi investe, crede nella nostra città»
Il sindaco commenta la cessione del WaltherPark: «C’era chi gufava» Critica l’associazione Spazio 77: «A Bolzano non serve altro lusso»
BOLZANO Il giorno successivo all’annuncio dell’acquisizione da parte del gruppo bavarese Schoeller di tutti gli asset di Signa Italia compreso il WaltherPark di Bolzano, restano due schieramenti ben distinti in città. Chi si dice soddisfatto e tira un sospiro di sollievo per la rinnovata solidità finanziaria del maxi cantiere, e chi ha sempre visto questo progetto come il fumo negli occhi. Logico che dalle parti dell’amministrazione comunale nessuno si sarebbe voluto trovare tra le mani uno scheletro vuoto, soprattutto dopo aver creduto molto nella possibilità di riqualificare l’area — ovviamente con fondi privati —, rilanciarne l’attrattività e la viabilità. Di conseguenza, non sorprende l’entusiasmo del sindaco Renzo Caramaschi: «Faccio da sempre il tifo perché questa struttura venga ultimata. Fermare il cantiere sarebbe un danno per tutta la città, oltre che per gli imprenditori e gli acquirenti» sottolinea.
Porte aperte alla famiglia Schoeller: «Sono veramente felice che qualcuno con disponibilità finanziarie impor2025, tanti abbia creduto in questo investimento, perché significa indirettamente credere anche nella città di Bolzano» è la versione del sindaco. Che ricorda pure una significativa coincidenza: «Spero che possano inaugurarlo in tempo per la fine del mio mandato, mi piacerebbe tagliare il nastro visto che sarebbero i miei ultimi giorni da sindaco». Quindi non oltre maggio data sbandierata anche venerdì al momento del passaggio di consegne tra Signa e Schoeller.
Detto che per quanto riguarda le casse comunali cambia poco o nulla visto che Signa aveva saldato tutte le sue pendenze con il Municipio — circa 110 milioni — già dal febbraio dello scorso anno, Caramaschi punta il dito contro quelli che lui stesso definisce gufi: «Un sindaco deve saper gestire anche scelte fatte da altri in precedenza — spiega alludendo al procedimento iniziato dall’ex primo cittadino Luigi Spagnolli —, e portarle avanti. Nelle ultime settimane (cioè quando la situazione finanziaria di Signa è diventata via via sempre più critica ndr) non abbiamo mai avuto paura che il WaltherPark potesse andare a rotoli. E non capisco quelli che gufavano, che speravano nel crollo: cosa hanno nella testa? Che soddisfazione avrebbero?». E si lancia in un paragone con una delle principali aziende del territorio: «Se fallisse l’Iveco saremmo contenti? Non credo, visto quello che significherebbe in termini occupazionali». Una posizione non troppo dissimile da quella espressa dal plenipotenziario di Signa Italia Heinz Peter Hager nei mesi scorsi, quando parlò apertamente di «terroristi in Consiglio comunale che remano contro».
Frase ripresa da chi il WaltherPark l’ha sempre considerato il simbolo di una città che va nella direzione sbagliata: «Hager accusa di terrorismo chiunque metta in dubbio la sua parola, ma oggi Signa Italia è una società che non esiste più» si legge in una nota diramata dall’associazione Spazio 77. I detrattori dell’opera vanno oltre: «Al momento non sono chiari i dettagli del cambio di proprietà. Ma non importa molto. Ciò che resta per le cittadine e i cittadini di Bolzano è un edificio nel centro della città adibito ad appartamenti di lusso e tempio del consumo. Praticamente un non-luogo — è l’accusa — . Gli amministratori pubblici erano e sono preoccupati che il progetto WaltherPark non venisse completato, ma non si preoccupano di permettere alla città, nel suo insieme, di fornire spazio vitale e abitativo a persone che, pur lavorando per salari irrisori erosi dall’inflazione e dalla cattiva gestione, non possono permettersi il lusso di una casa in affitto. Siamo governati da persone che, se tutto va bene, annunciano un futuro radioso che però non ha nulla a che fare con la realtà, occupate a garantirsi e a garantire che il divario tra persone ricche e povere aumenti ogni giorno».