A Caldaro la marcia anti-pesticidi «Il 90% delle mele viene trattato»
Manifestazione il primo maggio. Il Comitato: «La monocoltura danneggia l’ambiente»
I no-pesticidi tornano in piazza e fanno finire, ancora una volta, l’agricoltura altoatesina sotto i riflettori. Il 1° maggio, infatti, si svolgerà al lago di Caldaro la sesta edizione della camminata per chiedere un’agricoltura più sostenibile: alle ore 10 prenderà il via la «Marcia stop pesticidi». L’iniziativa è nata nel 2017 quando, in Provincia di Treviso, un gruppo di attivisti ha deciso di sensibilizzare la popolazione locale riguardo alla monocoltura della vite. Secondo i primi promotori, al fine di massimizzare la produzione di prosecco sono stati trasformati i boschi in vigneti, arrecando gravi conseguenze alla biodiversità.
Da alcuni decenni – scrivono gli organizzatori della Marcia – in Trentino-Alto Adige viene praticata la coltivazione intensiva delle mele, che equivale al 70% della produzione italiana. Inoltre, riporta il Comitato Stop Pesticidi, circa 9 mele su 10 prodotte in regione vengono coltivate con il metodo dell’agricoltura chimico-integrata che richiede grandi quantità di fungicidi, acaricidi, insetticidi, erbicidi chimici e ormoni vegetali. Nel 2024, riportano gli ambientalisti, sono 570 le sostanze autorizzate in Alto Adige nella coltivazione del melo.
Principale portavoce del Comitato locale, nonché volontario dell’associazione ambientalista Wwf, è Luigi Mariotti che da anni si batte per la causa: «Quando si parla dell’utilizzo di fitosanitari — sottolinea Mariotti — bisognerebbe ricordarsi che secondo i dati della Lista Rossa in Alto Adige circa 1.100 specie sono minacciate a causa della coltivazione intensiva. La monocoltura del melo ha portato al degrado del paesaggio agricolo. Sono stati eli
minati boschi di fondovalle, prati e siepi per lasciare il posto a un ambiente monotono caratterizzato unicamente da decine di migliaia di piccole piante di melo sorrette da pali di cemento e coperte dalle reti antigrandine».
L’anno scorso presero parte al corteo circa 100 persone: «Il nostro obiettivo — continua Mariotti — è sensibilizzare la popolazione. Se è vero che il prodotto finito, quindi la mela che si porta a tavola, non ha sostanzialmente tracce di pesticidi chimici, è vero anche che, se informato degli effetti sull’ecosistema causati dall’utilizzo massiccio di queste sostanze, il consumatore sarà più consapevole». Secondo il Comitato, in alternativa all’attuale sistema agricolo sarebbero da preferire i modelli dell’agricoltura biologica, biodinamica e delle filiere corte, che in questi anni «hanno dimostrato di riuscire
a coniugare il rispetto per la salute pubblica e l’ambiente».
Allora, se vietare l’uso di fitosanitari è difficile — vista anche la portata del business che, secondo alcune stime, si aggira sui 100 milioni di euro solo in Alto Adige — la richiesta
nd rivolta alla Provincia da parte del Comitato No Pesticidi, e già avanzata dalla Federazione ambientalisti dell’Alto Adige, è quella di monitorare costantemente la qualità dell’aria, del suolo e della vegetazione: «L’utilizzo dei pesticidi riguarda tutti e in particolare chi vive intorno ai meleti o chi transita lungo le
ciclabili adiacenti», dice Mariotti. «La scienza — conclude l’attivista — ha bisogno di capire quali possano essere i rischi nel lungo periodo di una esposizione agli agrofarmaci prolungata nel tempo, conoscendo anche gli effetti dell’utilizzo di un mix di pesticidi, non solo delle singole sostanze».
Nel mirino c’è soprattutto il Bauernbund, l’associazione dei coltivatori altoatesini: «Già da vent’anni limitiamo l’utilizzo dei fitosanitari. Ci sono dei limiti da rispettare, e sono sicuro che nei dintorni di Bolzano tutti gli agricoltori si comportino bene, anche perché certi prodotti hanno un costo importante per gli agricoltori» aveva detto il presidente Daniel Gasser in risposta all’allarme glifosato nei dintorni dell’ospedale di Bolzano.
Il portavoce Mariotti: «Il nostro obiettivo è quello di sensibilizzare la popolazione»