Corriere dello Sport (Campania)
E’ UN NAPOLI CHE SUPERA ANCHE DIEGO
Numeri d’oro: la squadra di Sarri va più veloce di quella di Maradona, che diventò per due volte campione d’Italia
Oltre Diego, c’è la Storia con un suo altro capitolo: e andando a rileggere in ciò ch’è accaduto, nel settennato indimenticabile, i brani di epica calcistica di quella bella epoque spingono a sfogliare il libro della fantasia, a lasciare il Napoli avvolto in quel sogno che per Higuain è magìa. Ieri, oggi e sembra che sia persino domani, perché il Napoli del Terzo Millennio va persino al di là di quella favola vissuta - e per davvero - lasciandosi guidare da un principe azzurro - pardon, dal Re - capace di rivoltare il potere forte di allora e di trasformare il San Paolo in un museo della memoria per l’eternità.
COME CORRONO. Però nulla è per sempre e neppure il miracolo del più grande di tutti riesce a resistere saldamente, anzi barcolla, vacilla, preso a spallate dal Napoli del Terzo Millennio che va (più) veloce, ad andatura insospettabile, sposta i confini dell’impossibile, scalda (come allora). I numeri sono bollenti, materia esplosiva per l’euforia d’una città che ci crede, che è spinta a farlo, perché i trentuno punti di questa squadra che Sarri ha elevato a leader del campionato battono persino il Napoli di Bianchi e di Bigon, li staccano di una o di quattro lunghezze, l’affiancano nello stesso immaginario collettivo scatenato a quel tempo, quando comparve la parola scudetto.
LO SLANCIO. E’ un Napoli che ha dentro di sé varie virtù, che ha messo assieme diciotto risultati utili consecutivi (compresa l’Europa League), che in campionato ha collezionato nove vittorie e quattro pareggi, che non perde dalla prima di campionato (in casa del Sassuolo, a Reggio Emilia), quando era ancora «altro», posseduta nel rombo. Poi s’è scatenato il tridente, è stata blindata la difesa, l’attacco è diventato una gioiosa macchina da gol (ventisei reti segnate, il terzo dietro la Roma e la Fiorentina) e Reina ha affiancato (l’altra sera) Handanovic, i portieri meno battuti d’un campionato che si vince attraverso l’equilibrio.
ANALOGIE. Ma anche il primo Napoli trionfatore, alla quattordicesima, ne aveva persa una soltanto, ne aveva vinte sette e pareggiate sei, aveva segnato «soltanto» diciotto gol e però aveva subito appena cinque reti; e il secondo Napoli poi vestitosi di verdebian-coerosso - paragonandolo alla stessa giornata, ovviamente - era stato persino capace di restare imbattuto (otto vittorie e sei pareggi), di avere una media offensiva ragguardevole (ventitré gol) ed un rigore difensivo assai rimarchevole (prese undici reti).
AFFINITA’. Quei Napoli avevano Sua Maestà, un talento senza pari, un leader ovunque, persino nell’assenza, perché Maradona era l’Onnipotente del calcio, non solo l’estro e la fantasia e la scienza, ma la fascinazione, la sublimazione; e intorno a sè, c’era però un gruppo maestoso e organizzazione che Bianchi prima e Bigon infusero seguendo percorsi diversi ma egualmente vincenti. Questo Napoli inevitabilmente - è figlio di un’epoca diversa e però ha sparsi nel campo fuoriclasse che si staccano dalla media come Higuain e Reina e anche protagonisti - gli Albiol e gli Hamsik, i Callejon e gli Insigne, gli Allan e i Mertens o i Gabbiadini - ricchi di un’esuberanza tecnica che, fondendosi, ha cominciato a fornire gli elementi per accomodarsi lassù, nell’Olimpo d’un calcio che venticinque anni dopo offre una vista (meravigliosa) sullo scudetto.
Tre punti in più rispetto al trionfo dell’87 con Bianchi e uno in più di Bigon nel torneo ‘89-90
E da lunedì sera gli azzurri vantano la migliore difesa della serie A: Reina come Handanovic