Corriere dello Sport (Campania)

E’ UN NAPOLI CHE SUPERA ANCHE DIEGO

Numeri d’oro: la squadra di Sarri va più veloce di quella di Maradona, che diventò per due volte campione d’Italia

- di Antonio Giordano

Oltre Diego, c’è la Storia con un suo altro capitolo: e andando a rileggere in ciò ch’è accaduto, nel settennato indimentic­abile, i brani di epica calcistica di quella bella epoque spingono a sfogliare il libro della fantasia, a lasciare il Napoli avvolto in quel sogno che per Higuain è magìa. Ieri, oggi e sembra che sia persino domani, perché il Napoli del Terzo Millennio va persino al di là di quella favola vissuta - e per davvero - lasciandos­i guidare da un principe azzurro - pardon, dal Re - capace di rivoltare il potere forte di allora e di trasformar­e il San Paolo in un museo della memoria per l’eternità.

COME CORRONO. Però nulla è per sempre e neppure il miracolo del più grande di tutti riesce a resistere saldamente, anzi barcolla, vacilla, preso a spallate dal Napoli del Terzo Millennio che va (più) veloce, ad andatura insospetta­bile, sposta i confini dell’impossibil­e, scalda (come allora). I numeri sono bollenti, materia esplosiva per l’euforia d’una città che ci crede, che è spinta a farlo, perché i trentuno punti di questa squadra che Sarri ha elevato a leader del campionato battono persino il Napoli di Bianchi e di Bigon, li staccano di una o di quattro lunghezze, l’affiancano nello stesso immaginari­o collettivo scatenato a quel tempo, quando comparve la parola scudetto.

LO SLANCIO. E’ un Napoli che ha dentro di sé varie virtù, che ha messo assieme diciotto risultati utili consecutiv­i (compresa l’Europa League), che in campionato ha colleziona­to nove vittorie e quattro pareggi, che non perde dalla prima di campionato (in casa del Sassuolo, a Reggio Emilia), quando era ancora «altro», posseduta nel rombo. Poi s’è scatenato il tridente, è stata blindata la difesa, l’attacco è diventato una gioiosa macchina da gol (ventisei reti segnate, il terzo dietro la Roma e la Fiorentina) e Reina ha affiancato (l’altra sera) Handanovic, i portieri meno battuti d’un campionato che si vince attraverso l’equilibrio.

ANALOGIE. Ma anche il primo Napoli trionfator­e, alla quattordic­esima, ne aveva persa una soltanto, ne aveva vinte sette e pareggiate sei, aveva segnato «soltanto» diciotto gol e però aveva subito appena cinque reti; e il secondo Napoli poi vestitosi di verdebian-coerosso - paragonand­olo alla stessa giornata, ovviamente - era stato persino capace di restare imbattuto (otto vittorie e sei pareggi), di avere una media offensiva ragguardev­ole (ventitré gol) ed un rigore difensivo assai rimarchevo­le (prese undici reti).

AFFINITA’. Quei Napoli avevano Sua Maestà, un talento senza pari, un leader ovunque, persino nell’assenza, perché Maradona era l’Onnipotent­e del calcio, non solo l’estro e la fantasia e la scienza, ma la fascinazio­ne, la sublimazio­ne; e intorno a sè, c’era però un gruppo maestoso e organizzaz­ione che Bianchi prima e Bigon infusero seguendo percorsi diversi ma egualmente vincenti. Questo Napoli inevitabil­mente - è figlio di un’epoca diversa e però ha sparsi nel campo fuoriclass­e che si staccano dalla media come Higuain e Reina e anche protagonis­ti - gli Albiol e gli Hamsik, i Callejon e gli Insigne, gli Allan e i Mertens o i Gabbiadini - ricchi di un’esuberanza tecnica che, fondendosi, ha cominciato a fornire gli elementi per accomodars­i lassù, nell’Olimpo d’un calcio che venticinqu­e anni dopo offre una vista (meraviglio­sa) sullo scudetto.

Tre punti in più rispetto al trionfo dell’87 con Bianchi e uno in più di Bigon nel torneo ‘89-90

E da lunedì sera gli azzurri vantano la migliore difesa della serie A: Reina come Handanovic

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