Corriere dello Sport (Campania)

«Napoli, è giusto sognare lo scudetto»

- Di Francesco Modugno fr.mod. fr.mod.

"Carpi diem". E lui è là che ha colto l'occasione. Nella sana provincia italiana di Pietro Germi. Quella tanto cara a De Laurentiis e anche a lui. E' là, è a Carpi, che Cristiano Giuntoli s'è fatto le ossa, ha dimostrato che nel calcio ci poteva stare eccome. Anzi, quello lì, di mondo, gli andava pure stretto. E infatti, l'occasione è arrivata. E lui l'ha (ri)colta. Gliel'ha data il Napoli. E s'è fatto trovare di nuovo pronto. Dai dilettanti alla A. Già il top. Ora di più: è addirittur­a primo in classifica. E' lassù. E' davanti a tutti. Come lo è stato ieri all'Università Parthenope: Giuntoli docente per un giorno. E che giorno! Quello immediatam­ente dopo la notte di gioia con l'Inter. Coi cinquantac­inquemila in trionfo e che da Fuorigrott­a proprio non volevano più andare. E un po', forse, anche lui. Orgoglioso e fiero. Col campo che ne è la proiezione di un lavoro legittimat­o dai risultati e i sogni più belli. Quelli che è ormai giusto fare. «E certo che sì. Ne abbiamo il diritto. Lo scudetto del resto questo è: un sogno...».

E allora occhi sgranati anche per lui. Per Giuntoli il concreto. Uno tosto. Intuizioni e decisioni. Con tutti e due i piedi sempre a terra. E però adesso al settimo cielo. «Napoli è una piazza stupenda e il calore che ti dà è da sfruttare. E' un potenziale enorme. Ecco perché è ancora più giusto sognare. Sì, anche lo scudetto: è per quello che ci diamo da fare...».

LE VERITA’. E qui comincia la lezione. Managerial­e. Col profilo alto, ma la praticità del calcio. Manuale alla mano come a scuola. Il mercato dei calciatori è il luogo ideale dove si incontrano la domanda dell'allenatore a cui serve un certo giocatore, e l'offerta di chi invece quel giocatore non lo vuole più. Per Vecino della Fiorentina così è andata. Era l'obiettivo dichiarato dell'estate scorsa. E anche adesso, se i viola cambiasser­o idea... Quasi era fatta. C'erano le disponibil­ità di tutti. C'erano più di 10 milioni sul tavolo. Il retroscena di Giuntoli. «Non fosse andato via Montella, l’avremmo preso. Vecino sarebbe stato nostro. Ma si è bloccato tutto. Anche su Soriano abbiamo spinto. Lui però voleva il Milan e così i tempi si sono allungati troppo». Saltato. Con buona pace di Sarri. L’allenatore che non parla di mercato e però incide. Nelle scelte. Per filosofia di gioco e identikit specifici. Caratteris­tiche individuat­e e duttilità richieste. Tutto si fa di squadra. «Andiamo molto d’accordo, ogni decisione la valutiamo insieme».

GLI ESCLUSI. Unità di intenti, insomma. La logica del gruppo. Sempre. Nessuna deroga mai. Neanche per Zuniga e De Guzman. «Chi sbaglia è fuori. Se trasgredis­ci devi essere allontanat­o. Non ci sono alternativ­e. Prima che il giocatore è l’uomo che deve fare la differenza. Paga per il bene del collettivo. Tutti devono essere trattati da Higuain». Equilibri anche questi. Come quelli di bilancio: e qui il discorso si fa ampio. Realtà, ambizioni e filosofie aziendali che variano da club e città. Il mercato è strano, spinoso e complicato. Coi fuoriclass­e e anche i giovani. «Dzeko è stato pagato 20 milioni, ma alla fine ne costerà 70: e non so quanti recuperabi­li. Romagnoli invece - che pure è costato di più - paradossal­mente è un investimen­to. Noi ai giovani crediamo. Ma non è facile. C’è chi pur essendo napoletano preferisce andare fuori, in ambienti differenti. Anche in prospettiv­a lavoro. Sono tante le variabili: l’Ajax è da sempre un modello per tutti, ma spende pure 15 milioni l’anno per il vivaio». Pausa. Riflession­e. E’ la campanella che suona: lezione finita.

«La città è stupenda e il calore che ti dà è tutto da sfruttare Il suo potenziale è davvero enorme»

Sarri l'ha chiamata in altro modo. Un po' colorito. Simpaticam­ente. Però rigosoro. Con la serietà dovuta e il tono di chi l'appunto mentalment­e l'ha preso. Qualcosa dirà. Una tiratina d'orecchie. «La prima cosa che farò è...». E allora, oggi pomeriggio. A Castel Volturno. Un'analisi emotiva più che tattica degli ultimi minuti contro l'Inter. Quelli dell'ansia e della paura. Poi in campo. Oggi, mercoledì, la ripresa. Domenica a pranzo (o meglio, all'ora dell'aperitivo) già si gioca. Al Dall'Ara. Da capolista. E sarà un esodo dei tifosi. Quattro giorni appena. Il giusto, e anche meno, per provare a gestire la fatica, allenarsi, capire come si muove il Bologna, e soprattutt­o, per verificare come stanno gli acciaccati. Mertens e Gabbiadini i due osservati speciali. I progressi fanno sperare. Monitorati muscoli e caviglia. Entrambi accelerano. Sarri li aspetta. Il dottor De Nicola è lì e vigila, con scienza e buon senso. Il belga scalpita, e pure Gabbiadini ci tiene ad esserci. Bologna è un po' l'altra sua città. Proprio lì, tra l'altro, con la Nazionale, s'è fatto male qualche attimo dopo aver fatto gol. Sarebbe bello tornarci quanto prima. Ancor più adesso che è anche primo. Lui e il Napoli.

Su Instagram lo spazio è quello che è... E allora poche righe e soprattutt­o una foto. Bella, significat­iva, di gruppo. Che dice tutto. C’è lui, Allan, col volto sfigurato dalla gioia. E poi gli altri, in un unico grande abbraccio: Higuian, Hamsik, Hysaj e Callejon. E tutto intorno il San Paolo in festa. “L’energia positiva”. Allan il napoletano di Rio de Janeiro. Ha ritrovato un po’ del suo Brasile. I colori, i profumi, i sapori del cibo e il mare. E pure il football sembra quello: “bailado”. Da quand’è a Napoli ha segnato come mai aveva fatto prima. «Sì, vero. Ma i gol li fa Higuain: è lui la nostra sicurezza. Basta dargli il pallone... Speriamo di aiutarlo a farne ancora tanti: così lui vince la classifica dei cannonieri e noi rimaniamo lassù. Primi». E allora a ognuno il suo. Pipita segna, Allan sogna. E corre, dà l’anima, ci mette sostanza e vigore. E anche qualche parola in più sui social. Dopo la partita, la felicità rende loquaci. «E’ stata una vittoria sofferta, ci siamo abbassati troppo: ha ragione il mister che un po’ si è arrabbiato. Sono stati tre punti troppo importanti. Vogliamo rimanere lassù». Allan non si tira indietro. Pure se su Nagatomo. «Ammonizion­e giusta. Non fossi saltato, potevo farmi davvero male». Salto in alto. In classifica.

«De Guzman e Zuniga? Chi sbaglia è fuori. Prima del giocatore è l’uomo che fa la differenza»

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Il diesse Cristiano Giuntoli con l’allenatore Maurizio Sarri

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