Corriere dello Sport (Campania)
Tutti vogliono Gabbiadini De Laurentiis non lo cede
Un 2015 fantastico per il tecnico del Napoli, che si è spinto al vertice senza rinnegare se stesso
Il 6 gennaio lottava per la salvezza ad Empoli Poi il mondo si è capovolto La 18ª squadra 17 panchine prima di quella azzurra, partendo dallo Stia E tanti successi
Le progressioni
Spesso avvii in sordina: accadde a Empoli in A, idem quest’anno
La filosofia
Cultura del lavoro al primo posto: «Studio anche 14 ore al giorno»
Lui e Maradona
Da ragazzino andava a vedere Diego e sognava di allenare il Napoli
Vedi Sarri e poi pensi se ci è o ci fa. Ma è solo un attimo fuggente, perché ti accorgi che soprattutto fa. In particolare nell'ultimo anno, quello che s'è in pratica già concluso per ciò che concerne il campo. Ebbene mister Sarri, dal 6 gennaio (quando con l’Empoli affrontò la sfida salvezza contro il Verona: finì 0-0) al 20 dicembre 2015 (3-1 azzurro sul campo dell’Atalanta), ha coniugato il verbo fare in tutti modi possibili, spingendosi anche parecchio più in là: sino all'impensabile. E cioè dal tredicesimo posto dell'Empoli al secondo col Napoli. Che per un pur breve lasso di tempo (sei giorni) giusto un mese fa, era stato anche primo. Dopo aver scavalcato l'Inter col 2-1 del San Paolo. Ossia, dalle sfide per non retrocedere a quelle per lo scudetto (e per l'Europa).
L'ANTI-PERSONAGGIO. Breve parentesi: per quanto riguarda il "ci è", nessun dubbio. Tutti ormai possono convenire che quel suo modo d'essere non fa parte del personaggio costruito nel tempo, ma unicamente di una persona che sin dall'inizio ha sempre messo in primo piano semplicità e schiettezza. «Cosa mi dà fastidio?». Più volte ha sempre risposto: «Le etichette davvero molto. Come quella dell'ex impiegato di banca che eccede nel fumare e ha 33 schemi su palla inattiva». A Napoli non riesce, ma ad Empoli, a gara in corso, aggirava la panchina trovan- do sempre pronta la sigaretta di qualche tifoso. Per un tiro e via.
LA CULTURA DEL LAVORO. Non ha mai dismesso quella tuta, completamente aperta sulla polo, per indossare il completo sartoriale. Pur dovendo confrontarsi con una realtà del tutto nuova: con l'apertura all'internazionalità, gli innumerevoli passaggi in tivù, i milioni di occhi puntati su di lui. Niente fronzoli, perché al primo posto c'è stato sempre il lavoro. «Studio e lavoro anche 14 ore al giorno». Anche questo si sa. E il tecnico nato a Bagnoli è riuscito a conquistare la vetta della classifica di serie A dopo ben 25 anni d'ininterrotto lavoro. Dopo aver allenato in tutte le categorie. Dapprima con squadre formate da dopolavoristi per poi, dopo un quarto di secolo, arrivare ad Higuain & C. Andava a vedere Maradona e sognava di allenare il Napoli, la squadra per cui tifava da bambino.
LA DICIOTTESIMA. Sì, perché ce n'erano state ben diciassette prima del Napoli. Partendo dallo Stia, provincia di Arezzo. Con vicende alterne: fra incomprensioni, abbandoni, esoneri, ma anche scalate vertiginose, promozioni colte (molte) o sfiorate. Però in tutte quelle categorie il suo calcio ha sempre rubato l'occhio. Tanto che nel 2012, dopo il Sorrento, arrivò l'Empoli e la serie B. Chi lo volle alla guida della compagine toscana sapeva benissimo che il calcio del Diabolik in tuta si sviluppa in progressione. Dopo avvii in sordina. Così fu nel 2012 (9 punti in 4 gare), ma anche dopo la promozione, al primo anno in A. Quando alla decima giornata era ancora 17° con soli 7 punti.
LE SCALATE. Ma aveva carta bianca e nel frattempo preparava la rimonta. Riuscendo a risali real 13° posto prima dello spareggio salvezza del 6 gennaio 2015 col Verona. Per poi concedersi alcuni lussi: quelli di battere proprio il Napoli, ma anche Lazio e Torino, di pareggiare con Roma, Inter, Milan e Fiorentina. Sempre nel 2015 e sempre navigando in acque tranquille. Tanto da intrigare lo stesso De Laurentiis che, pur continuando nei suoi giri d'orizzonte per sostituire Benitez, non scacciava quel sottile ed invitante pensiero che lo conduceva a Sarri. Tanto che Don Aurelio non fece nessuna fatica a cingergli un muro intorno quando all'inizio della stagione i punti latitavano. Avendone ben donde: perché la rincorsa è stata entusiasmante, per non parlare della cavalcata trionfale in Europa. Sei su sei e gol a grappoli nel girone, ma nel frattempo anche 10 vittorie nelle ultime 14 di campionato. Strapazzate le big in successione: dalla Lazio (manita), alla Juve, Milan ed Inter. Leggera decelerata nel mese in corso, pareggio con la Roma compreso. Ma il Napoli è già ripartito, già prima della sosta. C'è la giusta alchimia, c'è nell'aria un che di nuovo e di magico che può condurre davvero lontano. Comunque sarà, è già stato l'anno di Sarri.