Corriere dello Sport (Campania)
BRUSCOLOTTI «È UN NAPOLI CHE HA FAME»
«Come ai tempi dello scudetto: questa squadra di forza ne ha da vendere...»
Aveva già vinto una Coppa Italia (1975-1976), già prima dello scudetto. Era l'epoca del Napoli con l'impronta de 'O lione. Un Napoli anche molto somigliante a quello attuale: nel brio della giocata, nel piglio, nella ricerca incessante dell'altrui porta. Peccato però che Luis Vinicio non riuscì a sollevare il trofeo nazionale, perché fece le valigie proprio sul più bello, dieci giorni prima della vittoria in finale sul Verona per 4-0 (gli azzurri erano stati affidati a Delfrati e Rivellino).
Undici anni dopo "pal 'e fierr" Bruscolotti era ancora lì, al suo posto, per continuare a scrivere la storia del Napoli in maniera grandiosa: conquistando il primo tricolore della storia azzurra, in quell'indimenticabile 10 maggio 1987. Che poi fu anche il nome del suo ristorante a Posillipo.
A quei tempi Peppe non era più capitano (avendo ceduto la fascia a Maradona), ma continuava ad essere l'anima del gruppo, un punto di riferimento imprescindibile.
Visto che siamo in tema, da capitano a capitano, cosa direbbe a Marek Hamsik?
«Non avrei dubbi: bravo, continua così. E' tornato in tutto il suo splendore, determinante per gli equilibri di squadra e sempre più ai fini del risultato, avendo ritrovato pure la via del gol. Quello che ci voleva per restare ad alta quota».
La domanda sulla "quota" non si può evitare e ci ritorneremo in seguito, ma questo Napoli in cosa può ricordare il suo, quello cioè del primo storico tricolore?
« Me lo ricorda per diversi motivi. In generale per la forza del gruppo e con ciò intendo l'applicazione, la gioia, nel senso di divertimento, il saper stare insieme. Insomma, vedo finalmente un gruppo compatto che sa quello che vuole. E' cambiata un po' tutta la sinfonia rispetto alla scorsa stagione. Come si dice, l'unione fa la forza, e questo Napoli di forza ne ha da vendere. Ne aveva tantissima anche il nostro, avevamo qualità e anche una fame inesauribile».
Napoli sempre più su: potenza di un attacco da record, ma anche di una difesa finalmente all'altezza?
«Questo è certo. Anche se per vincere bisogna sempre segnarne uno in più degli av- versari, mi pare scontato che meno gol si prendono in assoluto, più strada si può fare. La difesa di Sarri che, dal canto suo, sta dando prova e riprova di tutta la sua abilità di orchestratore, è palesemente un'altra cosa rispetto alla precedente versione. E' organizzata in una maniera tale che il fattore-rischio si riduce notevolmente».
Non è che ultimamente abbia ripreso a subire un po' troppo?
«Vero è che poi ci scappa la distrazione, la sbavatura, ma sono solo eccezioni. Da questo punto di vista il Napoli se la sta cavando benissimo, perché continua a vincere imperterrito».
Merito di un attacco stratosferico, com'era il vostro con Diego, Giordano, Carnevale?
«L'ha detto lei e concordo pienamente. I gol a catinelle la dicono tutta sulla forza d'urto di questo attacco. Al giorno d'oggi, però, è anche più facile per i bomber, poiché non esiste più la marcatura a uomo. Higuain poi sta superando se stesso».
E' arrivato Grassi, arriverà forse Barba: si fa bene a puntare in quel che resta del mercato su di un target nostrano e di prospettiva?
« Il largo ai giovani va benissimo, però questo non è a mio avviso un campionato di transizione ed avrei preferito puntare più sull'esperienza. Il momento cioè è molto delicato e la situazione di questo Napoli da primato andrebbe sfruttata sino in fondo. Resta il fatto che, per concludere trasferimenti, bisogna essere in due, cercando contestualmente di fare attenzione. Soprattutto riguardo al mercato di riparazione, territorio su cui è sempre dif- ficile muoversi. C'è il rischio d'impantanarsi: prendere il nome, tanto per farlo, nemmeno va bene. Se ne leggono tanti di nomi, ma i più sono solo bolle di sapone».
Ora si festeggia e si canta dopo ogni match: fanno bene?
«Certo che sì. Noi non andavamo a cantare, ma il saluto ai tifosi non mancava mai. Il calcio deve essere divertimento ed è giusto che anche tale tipo di coreografia vi rientri».
Si lotterà su due fronti, e sarà verosimilmente una lotta sempre più serrata. Che tipo di turnover sarebbe il caso di adottare per non perdere colpi?
«Cambierei il meno possibile. S'è visto anche in Coppa Italia contro l'Inter: troppi cambi hanno un po' stravolto la squadra, meglio andarci cauti. Naturalmente sta a Sarri decidere su dosaggi e alternanze. Chi meglio di lui e del suo staff... Però mi pare che sin qui il campo, tranne rare volte, gli abbia dato perfettamente ragione. Nonostante i cambiamenti, il Napoli in Europa ha spiccato il volo. Ma a breve anche lì la musica muterà. Bisognerà fare i conti con i tour de force, si entrerà ancor più nel vivo ed aumenterà di pari passo lo spessore delle avversarie».
«Vedo un gruppo uguale al nostro: coeso, compatto, dove tutti sanno stare insieme e divertirsi»
Il capitano «Ad Hamsik dico: bravo, continua su questa strada Ci voleva lui per restare al vertice»
La difesa «E’ palesemente un’altra cosa rispetto a quella passata: Sarri grande allenatore»
La via del gol «Attacco super, ma oggi è più facile per i bomber visto che non esiste più la marcatura a uomo»
Il duello «Lotta a due con la Juve. I bianconeri non mi hanno impressionato tanto con la Roma»
Ecco, è giunto il momento: e allora, come finirà?
«Secondo me, sarà una lotta a due con la Juve, anche se contro la Roma i bianconeri non mi ha tanto impressionato. La stessa Roma farà fatica a ritrovarsi, l'Inter non decolla mai, la Fiorentina va a corrente alternata. Io ho una bella sensazione, e mi ricorda quella di un tempo memorabile...».