Corriere dello Sport (Lazio)

Rotta a Nord per il Vichingo

Boni l’irriducibi­le insegna calcio in Norvegia «Mi spettava il Mondiale, ma quel derby...»

- di Marco Evangelist­i

Un grave incidente, il pubblico che urlava il suo nome «Non dimentico l’affetto dei tifosi»

Lo chiamavano gladiatore ben prima che intorno alla parola si scatenasse l’inferno. Lo chiamavano anche il Vichingo per i capelli e i baffi chiari e l’ascia che sembrava impugnare ogni volta che si lanciava in un contrasto. Loris Boni quando faceva qualcosa la faceva per bene.

Ha continuato. A un certo punto della sua vita ha deciso di tornare a casa e una volta non gli bastava. E’ andato ad abitare a Remedello, in provincia di Brescia, dov’è nato. Con la compagna e la figlia. «E due o tre mesi all’anno vado in Norvegia a insegnare calcio ai ragazzi, non è pazzesco? Facevo l’osservator­e per il Milan, mi proposero l’idea, andai, m’incantai. I fiordi sono solo l’inizio».

Un buon inizio come più o meno tutto quello che gli è capitato nella vita. «Quattro anni alla Sampdoria, quattro a Roma, il cuore tagliato in due. Dovevo tornare alla Samp a collaborar­e con Ariedo Braida, ma è cambiata la dirigenza e non se n’è fatto niente. Lavorare alla Roma mi stuzzicher­ebbe, però non mi aspetto che Walter Sabatini mi chiami solo perché siamo amici». Ha detto di Martin Odegaard al Milan, la Roma ci era arrivata per altre strade, alla fine è arrivato il Real Madrid chiamato dal padre del ragazzo.

Boni comincia, gli altri finiscono. «Alla Sampdoria ero un ragazzo, alla Roma sono diventato uomo. E sarei diventato anche un giocatore importante. Poi passò Chinaglia». Passò per puro caso e senza malizia, ma passò. «Io non manco di rispetto alle persone che non ci sono più. So solo che la gamba mi saltò, dovevo andare al Mondiale in Argentina e non ci andai, all’epoca per ricomincia­re dopo un incidente simile ci voleva un’epoca intera. Non fui più lo stesso. La Roma prese Benetti, prese Ancelotti, io avevo troppo orgoglio per restare. Ho pianto due volte: quando sono stato ceduto dalla Sampdoria e quando sono stato ceduto dalla Roma».

Indietro al 14 marzo 1976. Lo stadio gridava Boni, Boni e lui sulla barella si contorceva per rialzarsi. Impiegò quattro minuti a capire che non poteva farcela. Il derby finì 0-0. Quella faccia contorta sotto i baffi chiari è una delle cose rimaste incassate nella memoria dei romanisti. Un’altra è il tiro di prima su tocco di Cordova contro gli svedesi dell’Östers, sedicesimi di Coppa Uefa 197576. «Mi dissero che con quel gol avevo ripagato il mio acquisto. Mi dissero anche che mi avevano preso per vincere lo scudetto dopo essere arrivati terzi. Roma mi ricorda per quei due episodi, io ricordo soprattutt­o i tifosi. Mi hanno dato tanto». Riconoscon­o un gladiatore vero, quando lo vedono.

 ??  ?? Loris Boni, classe 1953, centrocamp­ista, ai tempi della Roma: ha giocato in gialloross­o dal 1975 al 1979 Loris Boni è nato a Remedello il 14 gennaio 1953, centrocamp­ista poi allenatore. Ha giocato, tra le altre, con Sampdoria, Roma e Pescara
Loris Boni, classe 1953, centrocamp­ista, ai tempi della Roma: ha giocato in gialloross­o dal 1975 al 1979 Loris Boni è nato a Remedello il 14 gennaio 1953, centrocamp­ista poi allenatore. Ha giocato, tra le altre, con Sampdoria, Roma e Pescara

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