FLORENZI Nella leggenda dei capitani doc
Da 35 anni la fascia giallorossa a un romano
Certe partite devono contenere qualcosa di magico per la storia dei romani romanisti. Nel 1998 Francesco Totti provò per la prima volta la fascia da capitano titolare. C’era Zeman in panchina. E l’avversario si chiamava Udinese. Mercoledì, sempre in una serata di fine ottobre e sempre contro l’Udinese, Alessandro Florenzi ha ripetuto la fortunata combinazione: capitano della Roma dal primo minuto. «Una serata indimenticabile, una grande emozione» ha ammesso a fine serata. Aveva indossato la fascia come titolare solo con la Primavera campione d’Italia, nella stagione 2010/11.
La magia è anche EREDITA’. nell’ideale passaggio di consegne che lega i figli della città alla maglia giallorossa (o di tutti i colori che volete, viste le scelte di marketing più recenti). Negli ultimi 35 anni, soltanto per brevi periodi il capitano della Roma non è stato romano e romanista. La stirpe nasce con Agostino Di Bartolomei, che ha preso la fascia nel 1980 e l’ha lasciata a Carlo Ancelotti dopo essere passato al Milan. Successe nell’estate 1984, appena dopo la finale di Coppa dei Campioni che Agostino avrebbe scelto dieci anni più tardi (30 maggio 1984-30 maggio 1994) come riferimento per togliersi la vita.
Dopo Ancelotti, IL PRINCIPE. che inizialmente era stato sostituito nel ruolo da Bruno Conti, l’onore è toccato a Giuseppe Giannini, altro prodotto del vivaio, brillante rampollo del centrocampo. Era il 1987, il Principe aveva solo 23 anni. Se si esclude l’amara annata 1991/92, in cui aveva litigato con Ottavio Bianchi, Giannini ha tenuto la fascia di capitano al braccio fino al 1996, quando Franco Sensi decise di non rinnovargli il contratto nonostante un meraviglioso finale di stagione, tra il gol allo Slavia Praga in Coppa Uefa e la rincorsa vincente al piazzamento europeo. Per reazione emigrò, chiudendo la carriera di calciatore con gli austriaci dello Sturm Graz.
In quella Roma si CRESCITA. stava intanto affacciando un altro tifoso, che all’epoca non sapeva di essere destinato a diventare il migliore di tutti. A 19 anni Totti guardava Giannini con riverenza e ammirazione, come svelavano i poster appesi nella sua cameretta a Via Vetulonia. Della promozione a capitano abbiamo già raccontato la cornice. Totti fu responsabilizzato da Zeman perché veniva dalla stagione più dura, quella con Carlos Bianchi in panchina (a proposito di coincidenze, questo cognome non porta fortuna ai calciatori romani). Insomma, Zeman come prima cosa consegnò a Totti la maglia numero 10. E il secondo anno anche la fascia, che Bianchi aveva invece dato ad Amedeo Carboni, il Digne di quel periodo, e che Abel Balbo aveva sfoggiato per un campionato.
Totti è quindi SUCCESSIONE. capitano da 17 anni. Una longevità ineguagliabile, che ha costretto Daniele De Rossi a ritardare la promozione designata. Tante volte De Rossi ha infilato la fascia, quest’anno addirittura tantissime a causa delle assenze del caposquadra, ma a 32 anni non è ancora diventato il numero uno pur possedendone tutti i requisiti. Gli stessi che ha già manifestato Florenzi, classe ‘91: non gli mancherebbe il tempo per scalare la romantica classifica anche se De Rossi dovesse giocare per altri 10 anni. Florenzi ha età, carattere e passione sufficienti per incarnare lo spirito di una maglia unica: la squadra dei capitani romani, già dall’era di Attilio Ferraris e Fulvio Bernardini. Tradizione incancellabile sin dalle sue fondamenta.