Corriere dello Sport (Lazio)

Quel Ragno nella grandine

Cudicini e le prime coppe vinte dalla Roma «In un giorno 39 parate. Ma non ci credo»

- Di Marco Evangelist­i

Pioveva su tutta Birmingham, tranne che nell’area della Roma. Lì grandinava. «Mi hanno contato 39 parate. Secondo me è fuori del mondo. Comunque ne feci tante. La migliore partita con la maglia della Roma». La sua non era ancora nera. Quella nera la mise al Milan, dai 32 anni in avanti, e fu così che Fabio Cudicini, sottile, reattivo e perfettame­nte cosciente dei grandi poteri e delle grandi responsabi­lità del portiere, divenne il Ragno Nero.

Gli incollò il soprannome un giornale inglese, nelle stagioni più tarde e gloriose in cui vinceva uno scudetto, una Coppa dei Campioni, una Coppa delle Coppe, un’Interconti­nentale. «Mi chiamò Nereo Rocco, triestino anche lui. Chiese: tu che sei lungo e mi servi per prendere i cross, te la senti? A me veniva da ridere. Fossi stato ancora a Roma poteva essere una domanda sensata. Ma stavo a Brescia e avevo già deciso di smettere. Al Milan la maglia del portiere era sempre stata nera con il colletto rosso. Io ero freddoloso e ci aggiungevo la calzamagli­a». A Roma lo chiamavano Pennellone per il suo 1,91: ora è normale, all’epoca sembrava uno sproposito. Quando smise davvero creò insieme con l’amico Carlo Giampaoli un’azienda che produce pavimentaz­ioni e arredament­o, ancora perfettame­nte navigante tra i marosi dell’economia in declino. Il simbolo è un ragno su uno sfondo di tela nera. '71-72), e la prima Coppa Italia di nove, nel '63-64 in una doppia finale col Torino. «La Roma non era straordina­ria, Roma lo era ancora più di oggi. Era la Dolce Vita. Per gli altri. Io mi ero sposato giovane e quando andai via sia io sia mia moglie ci mettemmo a piangere. Amavamo la città e io amavo la curva. Non ho mai visto nulla di simile al tifo romanista nella mia carriera. Al confronto, oggi la Sud è tranquilla».

Andò via perché Oronzo Pugliese voleva altro. Voleva Pier Luigi Pizzaballa e lo ebbe. Fabio Cudicini in una vecchia immagine dei tempi della Roma. Classe 1935, passò in gialloross­o nel 1958 Fabio Cudicini è nato a Trieste il 20 ottobre 1935. Portiere, ha giocato con Udinese, Roma (fino al 1966), Brescia e Milan dove ha parato fino al 1972 «Franco Evangelist­i era il presidente. Mi chiese di scegliere il mio successore. Posso prendere Pizzaballa o Zoff, disse, dammi un consiglio. Io suggerii Zoff, presero Pizzaballa anche perché costava un po’ meno. Mi avessero dato retta, la storia sarebbe cambiata».

Il 27 settembre 1961 n mezzo alla grandine di Birmingham forse Cudicini non fece 39 parate, però prese due gol e il Birmingham City pareggiò la doppietta di Manfredini. Al ritorno, l’11 ottobre, la Roma vinse 2-0. C’era il sole.

La nostra prima pagina spogliatoi verrà duramente criticato dal presidente Anzalone, successiva­mente assediato dai tifosi fuori dai cancelli dello stadio. Giocatori bloccati per un’ora. Traini, ormai solo davanti a Ginulfi, ha mancato un gol fatto al 34’ del primo tempo; Valle ha preso in pieno un palo, con Ginulfi già battuto, e sulla immediata replica ancora Traini non sa cogliere la porta spalancata al 35’ del secondo tempo. Ecco, il risultato più giusto della squallida partita dell’Olimpico, sarebbe stato il 2 a 0 per l’onesta Ternana contro una Roma assurda, scombinata in tutti i reparti, menefreghi­sta fino all’inverosimi­le.

Per avere lo specchio più fedele della sciagurata situazione attuale della Roma ci sono voluti proprio i disastrosi novanta minuti contro l’ultima squadra della classifica, che nel girone di andata era stata strapazzat­a con un rotondo e significat­ivo 4-1. Herrera ha sbagliato squadra e gioco per l’ennesima volta. Quel Morini piazzato davanti ai terzini in funzione di secondo “libero” ma senza compiti precisi nè personalit­à nè stile sufficient­i, per incanalare il gioco, secondo le necessità della Roma, è apparso sin dall’inizio un inconcepib­ile assurdo tattico. Cordova, avanzato in un’ibrida ed inspiegabi­le posizione, ha cercato di scuotersi e di inserirsi nell’azione offensiva.

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