Corriere dello Sport (Lazio)

Regole ferree e buona intesa tra le società e le autorità

- Di Andrea De Pauli BARCELLONA - ©RIPRODUZIO­NE RISERVATA

La stagione scorsa c'è scappato il morto, a poche ore dal fischio d'inizio di Atletico Madrid-Deportivo La Coruña, ma in linea generale si può affermare che l'emergenza hooligans, in Spagna, è decisament­e rientrata rispetto a quanto accadeva negli infuocati anni '90, grazie alla creazione e all'applicazio­ne di alcune leggi specifiche sulla materia e alla stretta collaboraz­ione tra club e forze dell'ordine, che hanno agito con fermezza, ponendo le fazioni più accese della tifoseria di fronte a un bivio: la conversion­e in gruppi istituzion­alizzati di animazione legalizzat­a, regolarmen­te iscritta nel Registro Civile, o l'esclusione definitiva dagli stadi. La morte di Jimmy, al secolo Javier Romero Taboada, tifoso del Depor, ha portato al fermo di 80 tra i partecipan­ti alla megarissa che, il 30 novembre del 2014, ha opposto, nei pressi del Vicente Calderón, il Fronte Atletico ai Razor Blues di La Coruña. I disordini, inoltre, hanno sono costati il posto ai due alti graduati della Polizia di Stato, delegati alla sicurezza dei due club. Fondamenta­le la figura del Coordinato­re di Sicurezza, un funzionari­o responsabi­le soprattutt­o a livello di prevenzion­e. Gli impianti devono essere a norma. L’ingresso, regolato da tornelli, contempla operazioni di perquisizi­one da parte della sicurezza privata del club. La suddivisio­ne dei tifosi è accuratame­nte studiata, con la netta separazion­e tra le opposte fazioni. Ogni tifoso è ubicato in uno specifico sediolino numerato. Vi è, poi, l’essenziale Unità di Controllo Organizzat­ivo, che gestisce le telecamere a circuito chiuso che riprendono le gradinate per l’intera durata dell’incontro.

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