Regole ferree e buona intesa tra le società e le autorità
La stagione scorsa c'è scappato il morto, a poche ore dal fischio d'inizio di Atletico Madrid-Deportivo La Coruña, ma in linea generale si può affermare che l'emergenza hooligans, in Spagna, è decisamente rientrata rispetto a quanto accadeva negli infuocati anni '90, grazie alla creazione e all'applicazione di alcune leggi specifiche sulla materia e alla stretta collaborazione tra club e forze dell'ordine, che hanno agito con fermezza, ponendo le fazioni più accese della tifoseria di fronte a un bivio: la conversione in gruppi istituzionalizzati di animazione legalizzata, regolarmente iscritta nel Registro Civile, o l'esclusione definitiva dagli stadi. La morte di Jimmy, al secolo Javier Romero Taboada, tifoso del Depor, ha portato al fermo di 80 tra i partecipanti alla megarissa che, il 30 novembre del 2014, ha opposto, nei pressi del Vicente Calderón, il Fronte Atletico ai Razor Blues di La Coruña. I disordini, inoltre, hanno sono costati il posto ai due alti graduati della Polizia di Stato, delegati alla sicurezza dei due club. Fondamentale la figura del Coordinatore di Sicurezza, un funzionario responsabile soprattutto a livello di prevenzione. Gli impianti devono essere a norma. L’ingresso, regolato da tornelli, contempla operazioni di perquisizione da parte della sicurezza privata del club. La suddivisione dei tifosi è accuratamente studiata, con la netta separazione tra le opposte fazioni. Ogni tifoso è ubicato in uno specifico sediolino numerato. Vi è, poi, l’essenziale Unità di Controllo Organizzativo, che gestisce le telecamere a circuito chiuso che riprendono le gradinate per l’intera durata dell’incontro.