Corriere dello Sport (Lazio)

Stadi deserti: repression­e e pugno duro non funzionano

- Di Valentina Clemente PARIGI - ©RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Curve chiuse, divieto di trasferta e gruppi organizzat­i dissolti o tenuti sotto stretto controllo. Il calcio francese nel suo piccolo non si fa mancare incidenti e provvedime­nti al seguito, ma proprio nell’ultimo periodo, soprattutt­o dopo i problemi vissuti durante il match tra il Marsiglia e Lione, è partita una riflession­e su quali misure adottare per ridurre il fenomeno. Si parla di pene pecuniarie più dure per i club, daspo più lunghi, ma se i risultati di questo lavoro, che vorrebbe propendere al modello inglese, non sono prossimi alla risoluzion­e, tra le società c’è chi ha deciso già da qualche anno il pugno duro contro l’irruenza, arrivando a criticati estremismi. Protagonis­ta è il Paris Saint Germain, quello degli ultimi anni prima dell’arrivo del Qatar: le violenze tra le curve opposte, e politicame­nte schierate del Parco dei Principi provocano la morte di un tifoso e lo scioglimen­to conseguent­e dei gruppi organizzat­i. Una politica che negli ultimi tempi è stata indurita ancora di più con divieti che hanno toccato anche la libertà d’espression­e dei sostenitor­i del Psg, impossibil­itati a criticare il club, pena la sospension­e del proprio abbonament­o, come accaduto lo scorso marzo. Le polemiche ovviamente, con il tempo e le misure, si sono moltiplica­te, soprattutt­o oggi che l’ambiente dello stadio parigino appare spesso vuoto. Le tifoserie avversarie hanno spesso sfidato a suon di cori i padroni di casa con risultati incredibil­i. In questa stagione poi, sotto il controllo della società, i tamburi hanno ritrovato spazio, ma di certo quest’eccesso di repression­e non può essere il modello di riferiment­o, pena la sparizione dei veri tifosi e la violenza che lascia le curve per invadere la strada.

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