L’argentino a solo un passo dalla meta: duecento volte tra River Plate, Real Madrid e Napoli
terre e romanzi popolari in cui servono gli eroi.
Le storie si ripetono, LA STAR. a volte, e Buenos Aires, più legittimamente l’Argentina, è il filo azzurro che unisce due mondi evidentemente simbiotici, razze calcisticamente non soltanto compatibili ma affini, legami resi solidi dall’empatia e dal talento: l’Higuain in salsa partenopea è in sessantatré reti tutte comprese, ma quello che al Palermo ha riservato una “palettata” in faccia è il suo ottavo autografo in serie A, il decimo stagionale, ed è servito per lanciarsi a braccia larghe verso la folla e quel traguardo delle duecento reti nelle squadre di club che rinforza l’impressione d’essere al cospetto d’un marziano sceso su questo campionato per ribaltare le gerarchie e rimescolare la geografia.
L’Higuain travolgente, SUPER. questo “mostro” che (nella radiografia dell’ultimo bimestre) s’è lasciato alle spalle i Cristiano Ronaldo e Benzema, i Cavani e gli Ibrahimovic, i Suarez e pure gli Auguero, è il leader tecnico d’una squadra che in lui si specchia, senza narcisismo, sapendo di poter contare sulla Grande Bellezza d’un attaccante capace in qualsiasi momento di scatenare il delirio e pure la fantasia d’una città che ci crede. «Viviamo alla giornata e pensiamo al Genoa: ma se ne abbiamo voglia, siamo capaci di far grosse cose».
Centonovantanove TUTTI IN PIEDI. reti dispensati in un decennio, partendo da enfant prodige nel febbraio del