«Un sogno rovinato da quell’infortunio»
Il difensore Gilberto “El Tuma” Martinez: «Roma, l’occasione (persa) della mia vita»
Lo vedi in giro, sui campi di periferia e ti fa pensare ad una sorta di cantastorie. Ha messo radici nel Salento. Lecce, dove vive, dove ha sfiorato per due anni la B. Dal 31 agosto è a Nardò in Serie D, il “Tuma”. Trentasei anni virati il primo di ottobre. Gilberto Martinez Vidal si volta indietro: gli scudetti vinti nella sua terra con il Soprissa, la nazionale costaricana, un mondiale Under 20, il grande mondiale del 2002, lo sbarco in Italia, Brescia, un altro Mondiale, sfortunato, nel 2006, poi la grande illusione della Roma, toccata e fuga... E’ come arrotolare e srotolare il nastro, in un
gioco di emozioni. Provi a raccontarcela, questa storia, Martinez. «Crescere pensando di fare calcio in una piccola realtà come il Costa Rica significa portarsi dentro una straordinaria voglia di guardare oltre i confini. Arrivare a giocare un mondiale è come toccare il cielo con un dito, sul tetto del mondo. A me è accaduto due volte. Mi porto dentro quei giorni come il senso più bello della vita». E poi arrivò il trasferimento alla Roma. «La pagina più sfortunata. Al mondiale mi infortunai subito alla prima partita contro la Germania. Il passaggio alla Roma lo vissi come l’occasione della mia vita. Purtroppo, a causa di quel maledetto infortunio non giocai mai. Ogni volta che ci penso mi assale il rammarico della grande opportunità persa. Mi porto il ricordo delle suggestioni e delle atmosfere romane, so che cos’è Roma-Lazio, il derby dei derby. Il profumo di un grande calcio. Ma tornai al Brescia, dove ero arrivato nel 2002». Duecentoventi partite con il Brescia,unintermezzoconla Sampdoria,perarrivarepoia Lecce con i Tesoro, scendendo in Lega Pro. «Brescia mi ha dato tanto. Bellissime società, come la Sampdoria. Grandi tifoserie. Campionati
Martinez, 36 anni intriganti. A Lecce mi attrasse il grosso investimento e la determinazione della famiglia Tesoro. C’era grande ambizione. Ci giocammo la promozione perdendo in casa con il Trapani». ALeccepoihapiantatoletende. Cosa lo ha spinto a scendere in serie D col Nardò? «Io e la mia famiglia siamo felicissimi di vivere a Lecce. E’ un ambiente dove si respira una profonda umanità. Lì è nato mio figlio Gilberto. Comincia a diventare un fatto di radici. A Nardò ho trovato stimolante la proposta fattami da dirigenti fantastici. Mi piace la gente. E abbiamo grandi ambizioni».