Corriere dello Sport (Lazio)

Verratti & co., una valigia di gloria

La stella del Psg non ha mai giocato in serie A. Se Pellè non emigrava...

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Italians do it better. Certe volte anche all’estero. Prendete Verratti. E’ una colonna del Psg. E in serie A non ha mai messo piede. Mai. Se non torna (molto probabile), può battere il record dei record: un italiano che diventa top-player senza aver mai giocato nel suo campionato. Percorso diverso, ma stesse gioie straniere, per Pellè. Il debutto in A a Lecce giovanissi­mo, la B per farsi le ossa a Crotone e Cesena (16 gol in due anni), quattro stagioni all’Az Alkmaar tra alti e bassi, il ritorno in Italia, sei mesi a Parma, sei alla Sampdoria addirittur­a in B. E mai nessuno che abbia voglia di scommetter­e su di lui. Emigrare, certo. E’ esploso nel Feyenoord (50 gol in due campionati), sta continuand­o a timbrare nel Southampto­n. Ora è il centravant­i della nazionale. Magari incappi nella stagione storta del club, vedi Darmian al Manchester Utd, oppure scivoli nella zona d’ombra dopo un paio di buone stagioni, vedi Sirigu al Psg, ma il salto di qualità - sia profession­ale che economico - l’hai comunque fatto. Ad ogni sessione di mercato il nome di Criscito torna in pista, ma ogni volta l’ex Genoa e Juve da lì (Zenit di San Pietroburg­o) non si muove. Gioca in Russia dal 2009, quando partì era un giovane di belle speranze mandato fuori giri da una finta di Totti, ora - sebbene la distanza appiattisc­a il tempo - Criscito va per i trenta. C’è chi all’estero ha trovato la sua dimensione. Quando Raggi andò via da Bologna aveva ventotto anni e una carriera che non aveva molto da dire. Nel Principato di Monaco si è scoperto principe: il tappeto rosso che si srotolava portava dritto in Champions League, hai detto niente. La lontananza può rivelarsi una trappola.

Verratti, 23 anni.

Pellè, 30 anni. Bocchetti, ricordate? Fece due bei campionati col Grifone, le porte della nazionale si aprirono. Lippi lo portò persino al Mondiale in Sudafrica. Poi il trasferime­nto all’estero, prima Rubin Kazan, poi Spartak Mosca. E Bocchetti è sfumato in controluce, tanto che il buio ha inghiottit­o anche la parentesi incolore col Milan. Toccata e fuga prima di tornare in forza allo Spartak.

Okaka all’Anderlecht sta facendo meglio di quanto ha fatto in tanti anni di spezzatini e stagioni interrotte in Italia. E Borini? Ripensando­ci il suo anno migliore è stato quello alla Roma, stagione 2011-12: 9 gol a vent’anni sono un passeparto­ut per la gloria. Macché. Tra Liverpool e Sunderland, tra andate e ritorni, azzoppato da un paio di seri infortuni; Borini non ha più mantenuto le promesse. Ed ogni volta è una ripartenza. C’è stato un tempo in cui si andava a giocare nei campionati stranieri solo quando qui in Italia non si riusciva più a sfangarla (Tardelli, Antognoni), gli anni ‘90 sono stati quelli del primo Made in Italy all’estero (Vialli, Zola, Panucci, Ravanelli): partivano nella piena maturità, andavano, vincevano, diventavan­o idoli. In stagioni più recenti l’età non condiziona più le scelte. Pesano i soldi. Ogbonna al West Ham è un giocatore di prima fascia (economica), cosa che alla Juve non succedeva. Essere uno dei tanti un B o un poster in Romania e Australia? Per Piovaccari buona la seconda. A Toronto Giovinco, oltre ad aver sistemato tre generazion­i con quello che piglia (6,5 milioni a stagione), è diventato un fumetto. Robe da cinema, vite da film. Con i sottotitol­i in italiano.

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