Ormai si va al piccolo galoppo
I GP italiani declassati sono specchio della crisi del settore
Se tutto va bene, siamo rovinati. Solo che qui il filmettino degli anni ‘80 non c’entra nulla : al massimo si può parlare di copione ormai scritto da un pezzo, e senza lieto fine.
L’ippica italiana, abbandonata a se stessa nelle sedi istituzionali che dovrebbero aiutarla con la riforma delle scommesse e quant’altro di indispensabile per la sua rianimazione, continua a essere sballotata nel mare aperto del confronto con il resto del mondo. Va avanti la lotta quotidiana contro il taglio delle corse e del montepremi, inevitabili per un’azienda in passivo impostata così com’è. E si convive con l’autentico saccheggio dei nostri migliori cavalli di galoppo da parte delle scuderie estere, specie orientali, e l’esodo continuo, stabile o su e giù con la Fran- cia ma anche con la Svezia, di tanti e tanti trottatori indigeni, per conto dei nostri proprietari oppure di quelli stranieri che li comprano magari già da puledri a buonissimo mercato.
Galoppo e trotto sono due mondi a parte. Succede quindi che la classificazione dei grandi premi europei di trotto resta esageratamente immutabile nel tempo, anche a fronte di classiche, come molte delle nostri, per lo più prive di partecipazione estera o comunque di qualità. E invece quelli del galoppo, sotto l’immarcescibile European Pattern Committee, da anni sono puntualmente stangati per un “rating” (la valutazione media ottenuta dai cavalli che occupano i primi quattro posti) progressivamente sotto standard rispetto a quanto richiesto dallo stesso EPC: un giochino inventato oltre Manica per fini commerciali nell’ambito allevatorio.
I p u ro s a n g u e d e l l e s c uderie italiane non sono quasi mai competitivi ai massimi livelli nei rari tentativi in trasferta, qui arrivano pochi invader (anzi, per i premi non pagati per un periodo neppure arrivavano) e neppure di particolare peso specifico. Ecco così che, dopo Derby, Oaks e Gran Cr iter ium, alcune delle classiche per eccellenza, da quest’anno sono stati declassati Repubblica e Milano da gruppo 2 a 1 (-4,25 e -6,25 rispetto al 115 richiesto come rating), Di Capua, Jockey Club e Roma (-3,25, -2,50 e -2,75) potrebbero subire stessa sorte nel 2017 e così allora ci ritroveremmo con il solo Lydia Tesio, che pure non è messo benissimo (-2,75 sul 110 indicato dall’EPC).
Insomma, il peggio è dietro l’angolo. O comunque dietro il 2017.