Corriere dello Sport (Lazio)

Ormai si va al piccolo galoppo

I GP italiani declassati sono specchio della crisi del settore

- Di Mario Viggiani ©RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Se tutto va bene, siamo rovinati. Solo che qui il filmettino degli anni ‘80 non c’entra nulla : al massimo si può parlare di copione ormai scritto da un pezzo, e senza lieto fine.

L’ippica italiana, abbandonat­a a se stessa nelle sedi istituzion­ali che dovrebbero aiutarla con la riforma delle scommesse e quant’altro di indispensa­bile per la sua rianimazio­ne, continua a essere sballotata nel mare aperto del confronto con il resto del mondo. Va avanti la lotta quotidiana contro il taglio delle corse e del montepremi, inevitabil­i per un’azienda in passivo impostata così com’è. E si convive con l’autentico saccheggio dei nostri migliori cavalli di galoppo da parte delle scuderie estere, specie orientali, e l’esodo continuo, stabile o su e giù con la Fran- cia ma anche con la Svezia, di tanti e tanti trottatori indigeni, per conto dei nostri proprietar­i oppure di quelli stranieri che li comprano magari già da puledri a buonissimo mercato.

Galoppo e trotto sono due mondi a parte. Succede quindi che la classifica­zione dei grandi premi europei di trotto resta esageratam­ente immutabile nel tempo, anche a fronte di classiche, come molte delle nostri, per lo più prive di partecipaz­ione estera o comunque di qualità. E invece quelli del galoppo, sotto l’immarcesci­bile European Pattern Committee, da anni sono puntualmen­te stangati per un “rating” (la valutazion­e media ottenuta dai cavalli che occupano i primi quattro posti) progressiv­amente sotto standard rispetto a quanto richiesto dallo stesso EPC: un giochino inventato oltre Manica per fini commercial­i nell’ambito allevatori­o.

I p u ro s a n g u e d e l l e s c uderie italiane non sono quasi mai competitiv­i ai massimi livelli nei rari tentativi in trasferta, qui arrivano pochi invader (anzi, per i premi non pagati per un periodo neppure arrivavano) e neppure di particolar­e peso specifico. Ecco così che, dopo Derby, Oaks e Gran Cr iter ium, alcune delle classiche per eccellenza, da quest’anno sono stati declassati Repubblica e Milano da gruppo 2 a 1 (-4,25 e -6,25 rispetto al 115 richiesto come rating), Di Capua, Jockey Club e Roma (-3,25, -2,50 e -2,75) potrebbero subire stessa sorte nel 2017 e così allora ci ritroverem­mo con il solo Lydia Tesio, che pure non è messo benissimo (-2,75 sul 110 indicato dall’EPC).

Insomma, il peggio è dietro l’angolo. O comunque dietro il 2017.

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