No al referendum: ricorso ko, è tardivo
« E oggi sono ancora più convinto che sia la persona giusta. C'è sintonia piena con Malagò e tra questi e le istituzioni. E quando parlo di istituzioni, non mi riferisco solo a Renzi, ma anche al Presidente della Repubblica». Quattro anni fa il no in corsa dell'allora premier Monti a Roma 2020: per reazione lei si dimise da vicepresidente Cio. «Un gesto che fu molto apprezzato a Losanna. Che forse ha contribuito a far recuperare così in fretta stima e credibilità all’Italia da parte del Cio».
Ma cosa è cambiato in questi quattro anni?
Malagò e Renzi
Tempo scaduto. Anche per Roma? La corte suprema ungherese ha respinto la richiesta di poter indire un referendum per la candidatura olimpica di Budapest, così come richiesto da alcuni partiti d'opposizione. Nella motivazione si legge che il risultato non sarebbe comunque valido, perché la consultazione dei cittadini sarebbe dovuto avvenire dopo il 17 febbraio, giorno in cui si compie il primo atto dell'iter delle candidature con l'invio al Cio della documentazione relativa alla fase 1. Per indire il referendum i suoi sostenitore avrebbero dovuto comunque raccogliere 140.000 firme. Un altro punto a favore - dopo la divulgazione del sondaggio Ipsos - per Roma 2024 alle prese in questi giorni con la richiesta di un referendum da parte dei Radicali (raccolte 7000 firme). A Losanna lo stesso Renzi aveva detto di non temerlo. Ieri anche Malagò è tornato sul tema: «La città si è già espressa sulla candidatura con una maggioranza dell'85% dell'assemblea capitolina. Non sono né a favore né contro, dovesse esserci non sarebbe un problema perché abbiano sondaggi con numeri molto chiari». Nell'incontro con Bach a Losanna si è parlato di una Olimpiade sostenibile e low cost. «Il nostro è un progetto coraggioso e diverso in cui salvaguarderemo la città giocando a carte scoperte».