Corriere dello Sport (Lombardia)
Ranieri & C., il made in Italy fa scuola
Dopo i sessant’anni si dà il meglio: grazie anche alla nostra solida tradizione
Siamo maestri senza età perché condividiamo una storia comune, impastata di vite passate in panchina. La tradizione è un solco, ed è lì che marchiamo la nostra differenza. E’ il tempo degli allenatori italiani oversize, oltre i sessanta, in apparenza (e invece no) fuori taglia in Italia (Reja e Ventura) e anche fuori dall’Italia (Ranieri oggi, Lippi ieri, Capello in questi anni, prima il Trap). Funzioniamo perché ci adattiamo. Non ci sbattiamo per le rivoluzioni, portiamo invece certezze dove non ce ne sono. Facciamo valere il peso della nostra qualità, che è collettiva più che singola. Come tutti quelli che oggi ricordano le poesie imparate a memoria nella scuola che fu, questa è gente che ha studiato, come si dice, prima tra i banchi di Cover- ciano e poi in quella vita che viene definita dal riquadro del campo di calcio. Succede soprattutto varcata la soglia dei sessanta, quando la maturità non è più una conquista da esibire, ma diventa il nostro corroborante. Claudio Ranieri (63) sta facendo cose egregie a Leicester: è tornato in Premier League a undi- ci anni dall’ultima esperienza (Chelsea) e ha ancora una marcia in più rispetto a tanti colleghi agevolati da un’anagrafe più fresca. Sembrava bruciato dopo la parentesi alla guida della Grecia (quattro partite in tre mesi e mezzo), ma era l’uomo sbagliato nel posto sbagliato e ci ha messo poco a riprendersi. Marcello Lippi (67) in Cina è considerato alla stregua di un imperatore: dopo aver chiuso il ciclo triennale di vittorie con il Guangzhou, è pronto per una nuova avventura con una nazionale. Fabio Capello (69) ha certo toppato l’ultima avventura in Russia, ma tutto ciò non ha scalfito il suo carisma e il suo conto in banca: è ancora oggi un «nome» su cui puntare. Abbiamo cominciato a portare la nostra italica saggezza fuori dai confini con Giovanni Trapattoni (76), ed è suc-
Claudio Ranieri, 63 anni cesso in un momento particolare: reduce dallo Juve-bis (1991-94), il Trap - all’epoca 55enne - emigrò al Bayern, in Bundesliga, chiamato dal vecchio amico Rummenigge. Tappa interlocutoria, però utile. Tra ritorni in Italia e parentesi sulla panchina della nazionale, Trapattoni da quel momento non ha sbagliato un colpo piantando bandierine ovunque e vincendo titoli in Germania (al Bayern, dove tornò a un anno dalla prima esperienza), Portogallo (Benfica) e Austria (Salisburgo). Oggi si esce dall’Italia con più frequenza e ad un’età più giovane (Ancelotti, Spalletti, De Biasi, prima Zaccheroni), ma il risultato è sempre quello: la scuola italiana raramente tradisce, qualche volta vince, quasi sempre lascia un buon ricordo.
Lippi imperatore in Cina, Capello guru oltreconfine Tutto iniziò con una scommessa del Trap