Corriere dello Sport (Lombardia)

Casale, Vercelli e Novi, meteore e grandi trionfi

- Fu.za.

Bernardini

Bagnoli C’è stato un tempo in cui lo scudetto in Italia era più democratic­o di oggi. Erano gli anni dei pionieri, le gerarchie dovevano ancora modellarsi dal più potente al meno ricco. Alle 17.15 del 12 luglio 1914, con l’Italia che sarebbe entrata in guerra da lì a poco; il Casale vinse il suo primo e unico titolo italiano battendo la Lazio nella doppia finale: 7-1 in casa, 2-0 a Roma. Mattatore della stagione Amedeo Varese di Settimo Rottaro (Torino), che nelle foto d’epoca ha una clamorosa riga in mezzo, causa pettine simil-aratro. Tolti Mattea, torinese, e Parodi, vercellese, i componenti di quella squadra erano tutti di Casale Monferrato. Il club aveva visto la luce solo cinque anni prima, nel 1909, all’Istituto Tecnico «Leardi», fondata da un professore, Raffaele Jaffe, che in seguito morirà ad Auschwitz. Erano gli anni del dominio della Pro Vercelli. L’albo d’oro della serie A riporta anche - campionato 1921-22 - la vittoria della Novese, che quell’anno partecipav­a per la prima volta al campionato di Prima categoria. Nel dopoguerra lo strapotere dell’asse Inter-Milan-Juventus, con una rapida incursione di Roma, Lazio e Napoli, è stato scalfito soltanto da scudetti occasional­i: due imprese sono quelle di Fulvio Bernardini, che vince il titolo prima con la Fiorentina (1955-56) e poi con il Bologna (1963-64). Alla fine degli anni Sessanta, in un periodo di rivoluzion­i calcistich­e, ecco la Fiorentina del Petisso Pesaola e il Cagliari di Scopigno. Dal 1970 ad oggi poche le sorprese: il Toro di Radice (75-76) e la Sampdoria di Boskov (90-91), squadre che comunque avevano società forti alle spalle. La Provincia al potere ci è andata solo col Verona di Bagnoli (84-85): resta quella l’ultima favola italiana.

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