Corriere dello Sport (Lombardia)

Raonic va in orbita con il doppio coach

AUSTRALIAN OPEN Ora con Piatti c’è Moya: in semifinale sfiderà Murray

- Di Stefano Semeraro

La sua faccia da bambinone troppo cresciuto e un po' vintage per via di quella pettinatur­a molto Happy Days, ormai non fa più tenerezza. Milos Raonic è cresciuto, e più che Ricky Cunningham sembra pronto a diventare il Fonzie del tennis. In Australia ha liquidato anche il nuovo corso di Gael Monfils e a forza di martellate si è preso la seconda semifinale Slam della sua carriera dopo quella persa due anni fa a Wimbledon contro Federer. Adesso, annuiscono tutti, fa davvero sul serio, e la prova del nove è attesa per domani, nel in programma contro Andy Murray.

Sono del resto almeno cinque anni, dal primo dei suoi ormai tre quarti di finale australi, che del gigante (196 cm) nato a Podgoriza ma cresciuto a Thornhill, Ontario, si parla come del predestina­to a per rompere le uova nel paniere a Federer, Djokovic e compagnia. Per colpa di qualche fusibile di troppo nel carattere e soprattutt­o dei ripetuti infortuni - l'ultimo al piede l'anno scorso che gli è cosatato sei mesi di stop e il n. 4 faticosame­nte scalato in classifica - Milos di treni ne aveva perso qualcuno. Picchia for- te, si diceva, ma non riesce a spaccare. Da questa stagione però qualcosa è cambiato.

A Brisbane ha inaugurato la stagione battendo in finale Federer, a Melbourne sta impression­ando per come ha reinventat­o ad altissimo livello il serve & volley: contro Wawrinka nei quarti ha fatto “batti e scendi” ben 57 volte e complessiv­amente nel torneo ha vinto più punti a rete che da fondo. Nel suo staff, dopo il “tradimento” di Ivan Ljubicic, a fianco di Riccardo Piatti è entrato a gennaio l'ex n. 1 spagnolo Carlos Moya, e subito il pensiero è andato agli altri top player che - disponendo della necessaria liquidità - si sono convertiti al doppio coach: un uomo di campo più un campione del passato. Vedi il caso di Federer (Luthi e Ljubicic), Djokovic (Vajda e Becker) o Nishikori (Bottini e Chang).

«Carlos può essere molto utile a Milos», spiega Dani- lo Pizzorno, video analyst da sempre a fianco di Piatti che in Medio Oriente ha seguito tutta la preparazio­ne invernale di Raonic. «Come nel caso degli altri n.1 diventati coach è una presenza che dà tranquilli­tà, perché certe situazioni le ha già vissute e sa come affrontarl­e». La trasformaz­ione del bomber canadese è però iniziata almeno da due anni, dall'arrivo nel suo box di Ivan Ljubicic. « Ivan ha convinto Milos che con il servizio non doveva solo spaccare, ma anche variare. Adesso infatti usa con regolarità il “kick” a uscire e serve più al corpo. In dicembre poi a Dubai con Riccardo ha lavorato molto sulle volée. In passato giocava la prima e poi si fermava, ora cura molto di più gli angoli, è più dinamico nel suo approccio a rete. Inoltre con Dalibor Sirola (il preparator­e atletico che segue anche Andreas Seppi - ndr) si è esercitato a recuperare più in fretta verso il lato del rovescio in uscita dal servizio, uno dei suoi lati deboli. Infine, cosa fondamenta­le, ha risolto i guai alla schiena e questo gli consente di allenarsi finalmente con serenità».

Da “baby face” ad ammazzagra­ndi. Attenti, al nuovo Raonic.

Milos Raonic, 25 anni, ora è allenato anche da Carlos Moya, oltre che da Riccardo Piatti

L’ex n. 1 ha preso il posto di Ljubicic Il canadese ha lavorato molto sul gioco d’attacco

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