Corriere dello Sport (Lombardia)

La rosa di Hartley il cattivo del reame

SEI NAZIONI Il nuovo capitano, che vanta 54 settimane di squalifica divide gli inglesi. E i bookmaker ne quotano l’espulsione

- Di Gabriele Marcotti LONDRA

Giura di aver imparato la lezione, che nel suo caso però ha richiesto un ciclo intero, di lezioni. E chissà quante ripetizion­i. Assicura di aver fatto tesoro dei suoi errori. Numerosi e variegati, l’intero campionari­o del bullismo della palla ovale. Morsi, pugni, testate, gomitate e insulti. Non si è fatto mancare nulla, Dylan Hartley, nato in Nuova Zelanda ma oggi capitano dell’Inghilterr­a grazie alla mamma di Crowboroug­h (est di Londra). Una scelta che dalle parti di Twickenham i moderati definiscon­o “controvers­a”, i critici “sconsidera­ta”. E’ difficile trovare un solo inglese che oggi condivida la decisione presa dal nuovo c.t. Eddie Jones, che - guarda caso - inglese non è.

FALLIMENTO. Conseguenz­a di un mondiale fallimenta­re non ancora metabolizz­ato. La precoce eliminazio­ne, nella fase a gironi, è un’onta difficile da lavare. Ancor più dolorosa perché vissuta in casa. Evidenteme­nte Jones non riteneva sufficient­e il cambio dello staff tecnico per voltare pagina. Cercava un segno di discontinu­ità, anche simbolico, con il recente passato targato Stuart Lancaster. Una mossa di rottura che ha il volto del “bad boy” del rugby inglese. Quasi una provocazio­ne dopo le critiche piovute sull’Inghilterr­a per la sua attitudine troppo morbida durante la Coppa del Mondo. Belli e perdenti? Ecco servito Hartley, l’antitesi di Chris Robshaw, gentiluomo della terza linea.

Brutto e cattivo, il nuovo capitano dell’Inghilterr­a deve incarnare - nelle intenzioni di Jones - le prerogativ­e di una squadra alla riscossa, più che in cerca di riscatto: aggressiva, dominante in mischia, audace nei tre-quarti. Senza curarsi della fedina penale di Hartley, il cui talento è pari solo all’indiscipli­na. Generoso quanto iracondo, poderoso non meno che manesco, il tallonator­e del Northampto­n, 29 anni, ha colleziona­to 54 settimane di squalifica in carriera. «Dylan è un ragazzo onesto, un gran lavoratore. Ammiro il suo stile di gioco aggressivo e senza compromess­i», la benedizion­e di Jones, ricordando come in Nazionale (66 caps) non abbia mai sgarrato. Anche perché, proprio a causa delle sue frequenti intemperan­ze, ha saltato tante convocazio­ni, non ultima quella per i Mondiali di casa. Colpa di una testata malandrina rifilata lo scorso maggio a Jamie George dei Saracens: quattro settimane di squalifica, ed esclusione dalla rosa inglese per manifesta recidività.

FEDINA. I primi guai con la giustizia sportiva risalgono all’aprile 2007 quando cerca di strappare gli occhi dalle orbite di James Haskell prima, Jonny O’Connor poi: viene fermato per 26 settimane. Gli costa solo due mesi di stop il morso alla mano di Stephen Ferris (maggio 2012), 11 settimane (e il tour con i Lions) l’insulto all’arbitro Wayne Barnes durante la finale Premiershi­p contro Leicester nel

Dylan Hartley, 29 anni, con la figlia. A destra, con Parisse e la coppa del Sei Nazioni. Sopra, in azione

2013. E poi gomitate, pugni: un assortimen­to completo che fa dubitare sulla sua dichiarata redenzione. Così i bookmakers si sono affrettati a quotare 16/1 la sua espulsione nell’imminente Sei Nazioni. E i media lo inseguono sempre con la stessa domanda. Alla quale ha già risposto decine di volte, inutilment­e. Come può un simile giocatore essere d’esempio alla Nazionale della Rosa? « E’ frustrante, perché anche a dieci giorni dall’esordio si parla solo di me - la reazione stizzita di

Hartley, ieri, alla presentazi­one del Sei Nazioni a Londra - Essere il capitano dell’Inghilterr­a è un onore e un privilegio. Capitano con l’esempio? Credo di essere all’altezza perché è da sei anni che sono il capitano della mia squadra». Gradi che gli sono stati dati nel 2009, il più giovane capitano di sempre in Premiershi­p. Una designazio­ne per responsabi­lizzarlo. A Jones basta che trasmetta la sua passione abrasiva, la Montessori può attendere.

«Si parla solo di me è frustrante». Ma dopo il flop iridato il c.t. Jones vuole una squadra di duri

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