Corriere dello Sport (Nazionale)
DE BIASI «HO RIUNITO UN POPOLO»
In redazione il ct rivelazione di Francia 2016 L’Albania sarà per la prima volta all’Europeo grazie al lavoro di un italiano e del suo staff «Alla base volontà, orgoglio e talento»
Una qualificazione storica all’Europeo, una laurea honoris causa in scienze sociali, il Paese ai piedi come si fa con gli eroi nazionali. Gianni De Biasi è l’italiano più famoso d’Albania e se consideriamo che da sette mesi è anche cittadino onorario lì, è anche tra gli albanesi più celebri. Ci scherza su ma quando parla della sua tesi di laurea e di quello che sta ricevendo da un Paese a cui ha sicuramente dato tanto, diventa profondamente serio e orgoglioso. «In questa Nazionale, sotto un’unica bandiera - si legge nella tesi - si uniscono individui che si sentono albanesi, d’animo, e di sangue. L’appartenenza albanese associata ai successi internazionali, a una immagine rinata positivamente, rappresenta un grande contributo alla storia moderna del Paese». Un grande risultato sul campo: storico. Accompagnato da quali sensazioni personali? «C’è una grande soddisfazione e un grande orgoglio nell’aver raggiunto il traguardo storico della qualificazione all’Europeo in un Paese piccolo come l’Albania. E poi c’è la consapevolezza di averlo fatto in uno dei gironi più difficili: squadre come Portogallo, Serbia e Danimarca hanno valori tecnici superiori ai nostri, oltre a tradizione e strutture diverse». A chi livello è il calcio albanese? «La Federazione sta lavorando molto per cercare di crescere e far crescere tutto il movimento. Le strutture mancano, gli stadi sono datati. Quello che non manca è la volontà e soprattutto il talento di strada che trovi nelle realtà piccole e povere. E noi abbiamo fatto leva anche su questo. Con la guerra nei Balcani tanti albanesi sono emigrati in Italia, Germania, Francia. E lì hanno fatto esperienze nuove che ci sono anche servite per formare un gruppo alla fine vincente». La migliore squadra albanese dove giocherebbe in Italia? «In una B di mezza classifica. Il Modena che avevo io in B o in C vince il campionato tutti gli anni in Albania». Come si monitora il territorio a caccia di potenziali nazionali da cooptare nel progetto? «Paolo Tramezzani lavora con me e gira tutta l’Europa. Il nostro lavoro più grosso è stato quello di convincere i nostri ragazzi all’estero a venire a giocare per la nazione madre. E con tanti ce l’abbiamo fatta. Oggi è cambiato anche l’appeal dell’Albania, adesso ci chiamano anche per venire da noi. E noi ai ragazzi che abbiamo riportato qui abbiamo detto che c’era l’occasione per tentare una grande impresa ed entrare nella storia. Ci presero un po’ per matti in Albania: e invece...». C’è stato un calciatore-pilota che ha aperto la strada ai ritorni in patria? «Basha. Aveva già giocato alcune partite nell’Under 21 svizzera, fino a prima del nostro arrivo tutti pensavano che All’incontro hanno partecipato anche il condirettore Stefano Barigelli, il vice direttore Stefano Agresti, il caporedattore Alberto Dalla Palma e Alessandra Giardini Il vice direttore Agresti consegna al ct dell’Albania la riproduzione della pagina con cui il Corriere dello SportStadio ha celebrato il suo trionfo non fosse possibile recuperarlo con un cambio di federazione. Un avvocato italiano che vive a Londra e che conosco, mi ha indicato la strada. Da lì si è aperta una breccia con i vari Paesi, a cominciare dalla Svizzera che sotto questo profilo, dei passaporti, è la nostra prima... antagonista». Ci racconta gli “italiani” d’Albania rimasti ora che Cana ha lasciato la Serie A? «Hysaj ha un destino segnato: ha 21 anni e una personalità straordinaria. Sapevo che passando da Empoli a Napoli sarebbe andato al doppio. E ha margini di miglioramento oltre che duttilità tattica. Berisha paga il fatto di avere davanti Marchetti, ma questa esperienza lo formerà. Lui è tutto istinto e qualità naturali, non ha avuto una scuola di portieri. Sta migliorando e spero che possa giocare con maggiore continuità: sarebbe un bene per noi e per la