Corriere dello Sport (Nazionale)
IL TRAGUARDO Ora Sarri punta il record di Bigon
Con l’Inter cerca il 18° risultato utile di fila come riuscì al Napoli del secondo scudetto
Calò il buio sul San Paolo. La Rai oscurò il segnale per la sola zona di Napoli. E così fece anche il Werder Brema in campo. Gli azzurri non si videro. Non si trovavano. Smarriti. Novembre '89. Sarebbe stata la diciannovesima partita utile consecutiva. Un'altra. L'ennesima di un record che ancora resiste e che però adesso vacilla. Era quello il Napoli di Albertino Bigon. E di Maradona. Poi campione d'Italia. Da agosto a quel mercoledì pomeriggio aveva rallentato qualche volta, ma mai si era fermato davvero. Qualificazione ai rigori in Coppa Italia nell'afa a Monza. Il debutto stagionale. Poi due gol alla Reggina per passare al terzo turno. E da lì l'inizio del campionato, con l'Europa di mezzo. E non c'erano i gironi: dentro o fuori. Stress e niente turn over. Uno squadrone, quel Napoli. Con una formazione che un po' era come adesso, quasi una filastrocca. Pure se senza Maradona all'inizio. In Argentina. Bizzoso e capriccioso. Col solito ritardo e il malumore stavolta per la mancata cessione al Marsiglia di monsieur Tapie. Ma quella era una squadra tosta. Vincente per mentalità. Gruppo vero. E segnavano tutti. Crippa fu decisivo ad Ascoli. Renica contro l'Udinese. E un gol di Mauro fu fatale al Verona. con gli svizzeri del Wettingen. Poi però l'imprevisto, il Werder. Lo stop. Diciotto di fila tra pareggi e successi. Una dimostrazione di forza. Ventisei anni dopo, la storia si può ripetere. Paragonare. Si può tirar via dai cassetti, raccontarla col sostegno della cronaca. I numeri si somigliano. Come le aspettative e i ricordi; con gli almanacchi che scovano analogie e nuovi stimoli. A UN PASSO. Sarri quasi come Bigon. Quasi, per ora. Ma lanciato, deciso, vicino. Con l'Inter può agguantarlo, fare diciotto pure lui e mettersi lassù in vetta. In tutti i sensi. Per il record, storico anche questo. E con un'eventuale vittoria, anche davanti a tutti in classifica (semmai insieme alla Fiorentina). Napoli paralleli, che però si incontrano. Sono macchine del resto. Macchine di un tempo diverso. Quella di Sarri è partita lenta. Sconfitta a Sassuolo, due pari con Sampdoria ed Empoli. Diffidenza, tensioni e mezza depressione. Però quella era già la striscia giusta. Appena cominciata. Diciassette partite ormai, un filotto. Record europeo adesso. Con quello di sempre, tutto napoletano, nel mirino. Col Bruges la svolta. Il sistema di gioco, nuovi titolarissimi, distanze giuste, equilibri e gol. Tanti quelli fatti. Con Higuain e Insigne autori del 71 per cento di quelli segnati in campionato. Pochi pochissimi invece quelli presi. Questione di organizzazione. E forse, ancor prima, di atteggiamento. Intensità, applicazione, solidità tattica e di testa, gambe che corrono come nessuno in A (108,381 km di media) e consapevolezza in continuo crescendo. Con momenti che non dimentichi. Cinque reti alla Lazio, quattro a San Siro, Juventus battuta e così anche la Fiorentina. Tutte le grandi affrontate e battute. E sempre coi titolarissimi in campo. Quelli che nell'89 erano: Giuliani, Ferrara, Francini Crippa e... E ora Reina e gli altri. Gioco e giocatori: certezze. Così Sarri va lontano.