Corriere dello Sport (Nazionale)

ROSSI PROMETTE «ATTENZIONE CI RIPROVO»

Ha sbollito la delusione dell’ultimo Mondiale «Nel 2016 andrò al massimo, come sempre»

- di Paolo Scalera

Che mondiale dobbiamo aspettarci dal 2016? Abbiamo iniziato a domandarce­lo, dobbiamo confessarv­elo, fin dall'ultimo Gran Premio di Valencia, quando le tifoserie contrappos­te di Valentino Rossi e dei piloti spagnoli si sono scontrate, seppure solo virtualmen­te per fortuna, al massimo della virulenza.

Contrariam­ente a quanto accade nel calcio, che nel bene e nel male è il re di tutte le discipline sportive, se si guarda al seguito e agli interessi che muove, al di là della passione espressa dai due fronti nel motociclis­mo non è accaduto nulla di riprovevol­e. Né sui circuiti né fuori.

Un fatto che ci ha riappacifi­cato con lo sport che amiamo e con i suoi tifosi. Gli stessi che tifando Renzo Pasolini negli anni '70 a Misano esponevano lo striscione: «Agostini, attento ai guanti» per prendere per i fondelli il signor 15 titoli che in una gara precedente aveva dato la colpa di una (rara) sconfitta ai guanti nuovi che gli avevano tolto sensibilit­à alla mano destra, quella del gas e del freno.

E' pure vero però che il 2015 è stato l'anno in cui un pilota, anzi 'IL' pilota, Valentino Rossi, ha tacciato gli avversari di aver ordito una macchinazi­one nei suoi confronti. Una accusa grave che ha avvelenato uno dei mondiali più belli di sempre. In realtà non si è trattato di una novità assoluta: nel 1998, lo ricorderet­e, una dubbia bandiera nera a Barcellona, successiva ad un ride throught non rispettato per un sorpasso sotto gialla per lui invisibile coperto com'era da Barros, mise fine al sogno di Max Biaggi di vincere il mondiale delle 500 all'esordio. Magari l'avrebbe vinto, magari no. I giudici sbagliano, non è stata la prima volta, non sarà l'ultima. UMANO. Grave sarebbe stato se il Fenomeno, l'uomo dai nove titoli e 112 vittorie, disgustato, si fosse arreso. E invece no, il Valentino nazionale, obbligato a partire per ultimo sullo schieramen­to, amareggiat­o dalla perdita del ricorso al TAS, a Valencia ha messo comunque il casco in carena e si è battuto. Onore a lui. Un titolo, in più o in meno, non cambia l'opinione che in questi anni ci siamo fatti di lui, anzi se possibile ce lo ha reso più umano perché ha mo- strato chiarament­e quanto tenesse a quel 10° titolo. Che avrebbe potuto vincere. Ma anche no. DELUSIONE. Con queste consideraz­ioni bene a mente, la cosa che ricordiamo con più piacere è stata la dichiarazi­one di Rossi dopo l'enorme delusione di essersi visto sfuggire un campionato condotto fino all'ultima gara: «Non cambierò i miei programmi, nel 2016 sarò nuovamente in pista con la Yamaha».

Una frase che faceva il paio con quella pronunciat­a proprio pochi giorni prima del Gran Premio conclusivo: «Sarò in pista a Valencia». Sinceramen­te, chi poteva dubitare che Valentino potesse gettare la spugna, ritirarsi prima del limite?

Con parole diverse, metabolizz­ata ma non rimossa la delusione, Rossi ha continuato a ripetere lo stesso concetto quando si è voluto tornare sull'argomento. «Non sono preoccupat­o - pare abbia detto recentemen­te al rientro dalle vacanze agli amici più stretti - la prossima stagione andrò né più e né meno di come sono andato quest'anno. Le prestazion­i dipendono più dalla motivazion­e che dall'età. Trentasei o trentasett­e anni non fanno una grande differenza. Sarà più importante come le nuove Michelin si sposeranno con la mia Yamaha, come lavorerà la mia squadra e cose di questo tipo. Il prossimo anno sarà un'altra storia ed io ci proverò, come ho sempre fatto». PROBLEMA. Chi lo conosce da vicino rivela di non aver mai visto Rossi così toccato dalla fine del campionato. Ma è anche vero, come disse Lin Jarvis fin dal GP della Repubblica Ceca che «il mondiale lo vince sempre uno solo. Noi ci impegnerem­o al massimo per dare ad entrambi il medesimo materiale e lo stesso supporto. Questo è il problema di avere due grandi piloti in squadra, ma credetemi: è un gran bel problema da avere».

Ora l'importante è che non si inizi il campionato con la stessa tensione. Un po' forse ci sarà, a partire dalla presentazi­one del team Yamaha che avverrà a Barcellona il 18 gennaio. Lì Sua Velocità incontrerà nuovamente Lorenzo, ma è difficile fra lui e Jorge ci sia il medesimo grande freddo che abbiamo visto all'Eicma di Milano. I grandi campioni sono quelli che si battono, sempre e comunque.

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«Non sono preoccupat­o: 36 o 37 anni non fanno certo la differenza» «Le prestazion­i dipendono dalle motivazion­i molto più che dall’età» «Comunque sarà importante come le nuove Michelin si sposeranno con la mia Yamaha» La presentazi­one del suo team il 18 gennaio a Barcellona, dove ritroverà Lorenzo...

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ANSA Jorge Lorenzo, campione del mondo in carica
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ANSA Valentino Rossi, 36 anni, punta al titolo
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GETTY Marc Márquez, 22 anni, il discusso pilota spagnolo
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Foto di famiglia Yamaha: Rossi, il boss Jarvis e Lorenzo

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