Corriere dello Sport (Roma)

Matthews al posto d’onore

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PETER SAGAN è nato il 26 gennaio 1990 a Zilina (Slovacchia). Era già stato campione del mondo nella MTB da juniores nel 2008. Profession­ista dal 2010, da quest’anno gareggia per la Tinkoff-Saxo dopo cinque stagioni con la LiquigasDo­imo. Quella di ieri è il suo 68ª successo da pro’. In precedenza si era distinto per aver conquistat­o 4 tappe al Tour de France e 4 alla Vuelta, e ancora 13 al Giro di California, 11 al Giro di Svizzera, 3 alla TirrenoAdr­iatico, 2 alla Parigi-Nizza. Dal 2012 vince la classifica a punti del Tour

COSÌ IERI

ELITE U (261.4 km): 1. Sagan (Svc) 6h14’37”, 2. Matthews (Aus) a 3”, 3. Navardausk­as (Lit) st, 4. Kristoff (Nor), 5. Valverde (Spa), 6. Gerrans (Aus) 7. Gallopin (Fra), 8. Kwiatkowsk­i (Pol), 9. Costa (Por), 10. Gilbert (Bel), 11. Dumoulin (Ola), 12. Howes (Usa), 13. Terpstra (Ola), 14. Taaramaee (Est), 15. Kuznetsov (Rus), ... 18. NIZZOLO, 34. TRENTIN a 21’’, 42. NIBALI a 40’’, 82. QUINZIATO a 3’41’’, 83. BENNATI st, 84. FELLINE, 89. VIVIANI a 5’ 18’’, 102. ULISSI a 6’43’’; rit. OSS.

parlare e a spiegare la tattica azzurra.

«C'era una cartuccia a testa da giocarsi - racconta - Se non andava, eri tagliato fuori. Quando è partito Degenkolb era una buona azione e mi sono mosso anch'io. Una volta rientrato, dopo non so chi si sia mosso per chiudere perchè davanti c'erano tutti i big. Onestament­e sono un po' deluso perchè avevo delle buone sensazioni, però è stata una azione sbagliata e addio Mondiale. Abbiamo corso bene, però questo non porta sempre buoni risultati, ma il nostro è un bel gruppo, giovane. Anche Franco Ballerini ha avuto bisogno di tempo per vincere. Siamo giovani, dobbiamo crescere».

L'esordio in un Mondiale Fabio Felline lo racconta così: « Ho cercato di autare Trentin, tutti hanno dato il massimo, non sempre il lavoro viene premiato, ma non c'è nulla da recriminar­e».

LA LUNGA GIORNATA. Tutto era cominciato con la sveglia alle 5 del mattino. Poi un controllo del sangue, per il passaporto biologico, per sette azzurri prima della partenza, esclusi soltanto Bennati e Viviani, curiosamen­te il primo e l'ultimo degli italiani iscritti. Strade piene di tifosi a Richmond, con il top sullo strappo in pavè sulla 23rd Street, quello che poi ha deciso la corsa all'ultimo dei 16 giri previsti. A sei giri dalla fine Daniel Oss è il primo azzurro a dover rinunciare dopo una caduta che gli ha provocato un taglio al ginocchio. Mentre Nibali si mantiene sempre nelle prime posizioni, il primo favorito che prova a tastare il terreno è il belga Sep Vanmarcke che a 67 chilometri dalla conclusion­e lascia il gruppo per mettersi all'inseguimen­to del terzetto di testa composto da Siutsou (Bielorussi­a), Boivin (Canada) e Phinney (Stati Uniti) ma un vip non lo si lascia andare ed è Daniele Bennati il primo a riprenderl­o.

Nibali cambia due volte la bici. Si muovono le grandi squadre e l'olandese Mollema se ne va, dando il via a una fuga con il campione del mondo in carica Kwiatkowsk­i, lo spagnolo Moreno, il britannico Stannard, il belga Boonen il costaricen­se Amador e anche il nostro Viviani. A 25 chilomeri dalla fine hanno 30", ma il tentativo si esaurisce un po' prima della campanella dell'ultimo giro. Dopo 5 ore 53 minuti e 31 secondi di gara i corridori sfilano uno dietro all'altro. Ci prova ancora Trentin, la speranza azzurra è viva, ma si spegne quando si accende la corsa. E l'ultima volta sul podio rimane ancora Varese 2008, oro e argento. E se ieri anche tutte le altre grandi nazioni sono rimaste a mani vuote, resta una magra consolazio­ne.

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ANSA Il lancio del casco al pubblico, dopo aver ripreso la bici

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