«Devo tutto a Bernardini»
Janich e la prima Coppa Italia: era il 1958 «Ci fu anche una fiaccolata, che vittoria!»
Di padre in figlio si racconta questa vittoria. E’ la più lunga, dura da cinquantasette anni. Erano undici uomini, non sapevano d’essere i papà dei trionfi, vicini agli dei. Erano la Lazio del 1958: «Lovati in porta, in difesa Lo Buono, Pinardi e Janich che sarei io». Lui è Franco Janich, gli altri erano Carradori, Pozzan, Bizzarri, Tagnin, Tozzi, Fumagalli, Prini. Prini di nome faceva Maurilio, fece gol alla storia. Segnò alla Fiorentina, al 30' del primo tempo, era il 24 settembre 1958. Allenava Fulvio Bernardini. Capitan Bob Lovati, gigante tra i giganti, alzò al cielo la prima Coppa Italia della Lazio. Furono i primi a crederci, a riuscirci, ad averla, a vincerla, collocarono confini.
L’ARMADIO. I bei tempi non cambiano. Franco Janich ha giocato nella Lazio dal 1958 al 1961: « Fu bella quella vittoria anche perché alla fine ci fu una fiaccolata eccezionale allo stadio, creata dando fuoco alla carta dei giornali». Poi passò al Bologna, lo chiamavano l’Armeri, l’Armadio. Janich è stato anche un ex dirigente, oggi vive sul lago di Nemi: «E’ il lago di Caligola, il lago sporcaccione, ma io ho la stessa moglie da 54 anni. Sono come i Carabinieri, fedele nei secoli». E’ uno splendido eroe di 78 anni, friulano doc, mette allegria: «Oggi (ieri, ndr) il cielo è grigio, un po’ di boiate rendono più allegra la giornata». E’ vero. Janich ha sei gatti, uno l’ha chiamato Cafu «perché cammina come lui, col piede in dentro, ma non mastica gomma americana». E’ fedele anche alla Lazio: «A Roma mi portò Fulvio Bernardini, io sono ancora laziale. Nella Lazio ho conosciuto uomini con qualità umane eccezionali. Ho una foto con Bob Lovati mentre usciamo dal campo, quella volta la fascia di capitano la indossai io». Era un difensore tosto: «Ma ero elegante nel vestire, in questo li fregavo tutti, ho speso tanti di quei soldi (risata, ndr). Guadagnavo 3 milioni di lire, ero un decoroso rompiballe, non sono mai stato un mito. Ho avuto la fortuna di avere buoni compagni». Janich racconta. Janich parla e senti che dietro le sue parole c’è uno sguardo che vede: «Lovati era un uomo con un umorismo stupendo, aveva un senso dell’allegria molto fine. Bernardini era il mio padre putativo, a lui devo tutte le fortune, aveva una forma di educazio-
«Nella Lazio c’erano uomini eccezionali Io ero un decoroso rompiballe. Papà Fulvio... il dottore»