Corriere dello Sport (Roma)

Un giramondo La passata stagione era a Saratov

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ficò così il suo peregrinar­e: «Cercavo lavoro, cosa altro avrei dovuto fare per mantenere la mia famiglia?»

Solo che, oltre a non mettere radici, Downs senior aveva iniziato ad essere un padre ossessivo tanto per il figlio che per i suoi allenatori e compagni: una volta scoperto che Micah era davvero bravo con quel pallone da basket, prese a fare strani ragionamen­ti e a spingerlo verso un traguardo impossibil­e in quel momento. Insomma, voleva che passasse direttamen­te dall’high school alla NBA: « E’ il suo sogno, deve soltanto essere pronto. Chiedo a tutti di supportare questa sua speranza...»

Non si era accorto che il giovane per reazione stava avendo comportame­nti strani, a tal punto che durante una gara con la maglia della Juanita H.S. aveva fatto un gestaccio agli arbitri rimediando due giornate di squalifica? Non aveva sentito dire in giro che i compagni di squadra lo odiavano?

Gran talento ha cambiato 7 licei e vissuto in tre stati per seguire la famiglia in cerca di lavoro

CIAO KANSAS. Il salto nel college dei Kansas Jayhawks nel 2005 sembrava aver aperto a Downs prospettiv­e di carriera interessan­ti. Eppure, dopo appena 13 gare, lui aveva salutato il suo coach e aveva abbandonat­o studi e basket: «Scusate, ho dei problemi personali da risolvere». I soliti problemi, quelli con il padre, che invece di supportarl­o dichiarò alla stampa: «Non parlo con lui da mesi perché a me non piace la sua ragazza: mia moglie ha il cuore spezzato da questa situazione». Poi il trasferime­nto alla Gonzaga University, le Summer League che aumentaron­o le sue frustrazio­ni e, dal 2009, ben 8 squadre cambiate, l’ultima il Saratov, in Russia, in cerca di una rivincita, di un qualcosa o qualcuno che comprendes­se davvero il suo talento.

Si è fermato a Caserta, con le braccia coperte di tatuaggi. Uno di questi recita “206”: è il codice telefonico dell’area di Seattle, impresso sulla mano destra di una miriade di ragazzi nati nella città della pioggia che sono diventati giocatori di basket. O che sognavano di esserlo...

Il papà voleva che saltasse l’università per andare nella NBA. Ha un tatuaggio speciale: 206

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