Hall of Fame ovale: da ieri c’è Mandela
LONDRA - Nelson Mandela ieri è entrato a far parte della “Hall of Fame” del rugby. La cerimonia dedicata all’ex presidente del Sudafrica e Premio Nobel per la pace, scomparso nel dicembre del 2013 si è svolta allo stadio St. James’ Park di Newcastle, dove si è giocata Sudafrica-Scozia alla presenza del presidente del rugby mondiale Lapasset, il deputato ed ex Ministro dello sport sudafricano Oosthuizen e Francois Pienaar, capitano degli Springboks che da Mandela ricevette la Coppa del Mondo 1995 vinta a Johannesburg battendo in finale la Nuova Zelanda. Mandela entra nella Hall of Fame per aver utilizzato il rugby “come veicolo di cambiamenti sociali e fattore determinante per unificare una nazione.
SCENARIO. La presenza in campo di Parisse proietta già l'Italia oltre la Coppa del Mondo. Perché è evidente che, salvo imprese clamorose, tra una settimana ad Exeter contro la Romania calerà il sipario su un'epoca. Mauro Bergamasco, Masi, probabilmente Bortolami e Castrogiovanni, lasceranno la Nazionale. Come, volenti o nolenti, hanno fatto negli ultimi anni Lo Cicero, Canale, Mirco Bergamasco. Per ricostruire un ciclo ci sarà un disperato bisogno di punti di riferimento. E chi meglio di Parisse può ergersi a faro del nuovo corso? Sergio ha appena compiuto trentadue anni. Ai Mondiali di Giappone 2019 ne avrà trentasei. Come oggi Paul O'Connell, il suo omologo irlandese.
Ma le sirene dello Stade Français, il club per cui gioca da dieci anni, cantano. Eccome. Quattro anni di contratto, con la possibilità di una stagione sabbatica in Giappone o Sudafrica e un futuro da dirigente. I francesi per averlo in esclusiva sarebbero pronti a pareggiare qualsiasi offerta della FIR. Ma a Roma sono fiduciosi: «Sergio ama questa maglia e l'Italia». Staremo a vedere.
Intanto oggi c'è l'Irlanda.