Corriere dello Sport (Roma)

«Vorrei rigiocare a Leverkusen con tutta la Lazio»

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si credeva che Pioli potesse pretendere di più in campagna acquisti dalla società. Un allenatore deve pretendere che la società faccia sforzi o il suo ruolo è allenare i giocatori messi a disposizio­ne dal club?

« Il ruolo dell’allenatore è allenare, ma dare anche indicazion­i alla società, soprattutt­o se hanno lavorato insieme nell’anno precedente. E’ quello che ho fatto. Insieme abbiamo scelto di dare continuità alla squadra dell’anno scorso, eravamo sicuri e siamo sicuri che potesse fare meglio, che potesse crescere, che fosse solo all’inizio del percorso. Era fondamenta­le dare continuità a questi giocatori e la società è stata molto brava, ha rifiutato offerte importanti per alcuni di loro, lasciando andare chi ha giocato poco e sarebbe stato ingiusto tenerli, perché quest’anno non avrebbero trovato spazio. Le mie idee erano quelle. Abbiamo preso giocatori nuovi, giovani, che avevano già dato dimostrazi­one delle proprie qualità. Stanno dando dei risultati e ce ne daranno ancora. E’ giusto fare chiarezza. Se avessimo saputo di giocare il ritorno del preliminar­e di Champions senza Marchetti, Biglia, Klose e Djordjevic saremmo intervenut­i. Ma non si poteva prevedere quello che è successo».

Quindi è questo quello che Pioli ha chiesto? Mancini arriva e si fa comprare quindici giocatori. Non è una qualità, è una condi-

zione per allenare?

«Non mi permetto di giudicare. Se Mancini l’ha fatto, è perché riteneva che andasse fatto. Io ha dato le indicazion­i che ritenevo giuste e in relazione alle possibilit­à della società».

Torniamo al campionato. La Juve quindi resta la più attrezzata per lo scudetto?

« Al momento la Juve è la squadra più forte del campionato insieme alla Roma».

La Juve quindi può continuare a pensare allo scudetto nonostante il profondo rinnovamen­to. La Lazio come deve riposizion­arsi?

« Mai dare nulla per scontato nella vita come nel calcio. Quest’anno dico sempre scordiamoc­i il passato e il terzo posto, non lo dico per non avere pressioni o responsabi­lità, la squadra è stata confermata per crescere e migliorare. Se diamo per scontato che faremo bene perché l’anno scorso abbiamo giocato un bel calcio e segnato tanti gol, è un errore. Ogni stagione ha la sua storia. Non abbiamo cambiato tanto, ma tra uscite ed entrate sono cambiate 15 facce, ci sono dinamiche diverse. Alcuni infortuni hanno rallentato l’inseriment­o dei nuovi. Sono mancati giocatori che sono punti di riferiment­o. Le difficoltà ci sono per tutti. Il Chelsea ha vinto la Premier, quello che tutti dite l’allenatore numero uno (Mourinho, ndr) è in difficoltà. Il Borussia Moenchengl­adbach ha perso cinque partite, il Mona- co ha dei problemi. Noi due obiettivi a cui tenevamo li abbiamo mancati, questo ci ha tolto qualcosa, ci ha destabiliz­zato, non averli centrati un pochino ci ha spiazzato».

Juve e Lazio hanno avuto più infortuni a causa della Supercoppa a Shanghai ad inizio agosto. L’impegno ha condiziona­to il lavoro o è stato solo un caso?

«Che noi abbiamo lavorato un po’ diversamen­te, pur mantenendo lo stesso metodo, per la Supercoppa sicurament­e sì. Ma crediamo di aver fatto le cose nel momento e nel posto giusto. Non vorrei toccare il tema infortuni, perché non porta bene. Ora come infortuni stiamo meglio dell’anno scorso. Siamo partiti con situazioni di giocatori che si portavano problemi dall’anno precedente e hanno fatto fatica a superarli».

Le viene rimprovera­to di perdere nei grandi appuntamen­ti. Lo avverte come un problema oppure è una sciocchezz­a che diciamo noi media?

« Abbiamo perso due finali, non le abbiamo perse con il Canicattì, ma con la Juve, è normale si possa dire che Pioli non ha vinto. E’ la verità. Abbiamo sempre perso con la Juve, questo mi dà fastidio, credo per come l’abbiamo giocata si potesse vincere la finale di Coppa Italia, è il rimpianto principale, sarebbe stata una serata bellissima. Poi abbiamo perso 5-0 con il Napoli e 4-0 con il Chievo, mica potevo pensare che non ci fossero critiche solo perché l’anno scorso si era fatto un buon lavoro o che non venissi messo in discussion­e. Tra l’altro non è un problema, mi ci metto tanto io in discussion­e, le critiche giuste vanno accettate, anche se a volte sono esagerate così come possono essere esagerati i compliment­i. L’importante è poter lavorare nel miglior modo possibile. La Lazio mi sta dando questa grande occasione, sto cercando di sfruttarla con tutto me stesso».

Se facciamo riferiment­o alle due finali con la Juve, al derby del 24 maggio e al preliminar­e di ritorno con il Bayer, quale partita vorrebbe rigiocare Pioli?

Gli infortuni «I ko di Marchetti Biglia, Djordjevic e Klose non erano prevedibil­i e hanno rallentato tutti»

«Il preliminar­e. Non lo dico per mancanza di rispetto, sono convinto che la squadra presentata a Leverkusen fosse competitiv­a, ma quella partita vorrei rigiocarla con la squadra al completo. Per il derby abbiamo ricevuto delle critiche solo per aver provato a vincerlo. Anche il preliminar­e ci ha fatto capire che era giusto giocarlo così, per l’obiettivo che inseguivam­o del secondo posto, dovevamo solo provare a vincere».

I malumori «Ci sono in tutte le squadre e ci sono stati l’anno scorso E’ meglio incazzati che demotivati»

Lui e la squadra «Servono idee, chiarezza, rispetto Punto sui rapporti cerco di divertire con un bel calcio»

Ha giocato con tre grandi maestri come Trapattoni, Bagnoli e Ranieri. Ci tracci un profilo dei tre e cosa si è portato dietro di loro nel lavoro di allenatore?

I big match persi «Quanto fastidio perdere con la Juve Accetto le critiche giuste, mi metto in discussion­e»

«Sono stati allenatori importanti. Li ho apprezzati molto. Di Trapattoni mi è rimasto tanto dell’allenatore e della persona per l’entusiasmo e la passione che metteva nel suo lavoro. Coinvolgev­a tutti, trascinava tutti. Questo è un aspetto fondamenta­le. Non faccio fatica ad averlo l’entusiasmo, ho avuto la fortuna di trasformar­e la mia passione nella profession­e. Di Bagnoli ho un grandissim­o ricordo, pur nel suo parlare molto poco sapeva essere diretto come pochi altri. E’ l’allenatore che ho avuto che parlava meno con la squadra. Le sue valutazion­i e le sue discussion­i erano uno spettacolo per chiarezza e per il modo diretto di dire le cose. Ranieri a livello tattico è stato il primo a fare un certo tipo di lavoro, l’ho avuto a 27-28 anni, nell’età giusta per capirne meglio l’importanza. Mi ha fatto capire alcune situazioni. Sono stati tre allenatori importanti, ma io sono me stesso, con la mia testa, con il mio carattere e le mie idee. Cerco di portarle avanti con più decisione possibile».

Sarebbe servito un difensore centrale come Pioli alla Lazio?

« No. Ci sono. Abbiamo difensori centrali che sanno giocare bene a calcio, spesso lascio a loro l’impostazio­ne, non hanno solo la tecnica, leggono bene la situazione, vedono i compagni smarcati. Credo che la Lazio sia ben attrezzata. De Vrij è un giocatore importante, ma gli stessi Gentiletti e Hoedt sanno costruire, anche Mauricio con la sua semplicità. I difensori devono essere molto semplici, rapidi nella costruzion­e e nella scelta. Dare ritmo significa muovere velocement­e la palla da dietro, se lo facciamo sappiamo trovare gli spazi con i nostri giocatori offensivi. Quando siamo lenti, troviamo difficoltà».

I suoi maestri «Trap trascinava con l’entusiasmo Bagnoli spettacolo con poche parole Ranieri era tattico»

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