Quel sogno costato un milione di dollari
«Come« l’ho comprato? Con i miei soldi: ho venduto qualche appartamento a New York». Giorgio Chinaglia, nelle sue notti infinite da laziale, ricordava ogni tanto di aver speso un milione di dollari per acquistare nell’estate del 1983 il brasiliano Joao Batista d da Silva. In quel periodo, confidando anche in un’ipotetica e affascinante alleanza con la Warner Bros, Long John era diventato presidente al posto di Gian Chiaron Casoni, che aveva appena riportato la squadra in serie A. Nella ricerca ostinata di regalare ai tifosi un centrocampista con lo stile e il carisma del romanista Falcao, aveva telefonato per chiedere un consi- glio anche agli amici Pelè e Carlos Alberto, suoi ex compagni nei Cosmos. Chinaglia provò a prendere subito Junior (protagonista più avanti nel Torino), ma non trovò l’accordo con il Flamengo. E così chiuse la trattativa con il Palmeiras per Batista, che aveva giocato in precedenza proprio con Falcao nell’Internacional di Porto Alegre, allenato da Ru- bens Minelli.
Era un mediano-regista, Joao, capelli ricci e due Mondiali (1978 e 1982) da riserva con la Seleçao. Era stato lanciato dal ct Osvaldo Brandao. Dopo un’amichevole a Goteborg, pareggiata dalla sua nazio- nale con la Svezia (3-3), sbarcò a Fiumicino il 24 giugno del 1983 con il procuratore Marcio Papa. Aveva vinto tre “scudetti” in Brasile. Dall’infanzia a Canoas, piccolo comune vicino a Porto Alegre, ai contratti con l’Internacional, il Gremio e il Palmeiras, che riuscì a cederlo alla Lazio al doppio della cifra pagata sei mesi prima. Figlio unico, la mamma Belmira era infermiera. Abbracciò Chinaglia e il direttore generale Felice Pulici in un albergo di via Veneto: tifosi in festa, traffico in tilt, poi la cena in un ristorante nel quartiere Prati. Un gol splendido, su punizione, al debutto all’Olimpico, il 17 agosto del 1983, nell’amichevole con la Dinamo Zagabria. Sogni e illusioni. Promesse mai mantenute nella Lazio di Giordano, D’Amico, Manfredonia e Laudrup: 43 partite (alcune da capitano) e 2 gol (entrambi alla Samp), la retrocessione in serie B nel 1985 e la cessione all’Avellino. Cinque allenatori: Morrone, Carosi, Lorenzo, Lovati in tandem con Oddi. A Roma ha abitato sulla Cassia e poi al Fleming. Adesso ha sessant’anni e lavora in Brasile come opinionista per il circuito Globo Tv.
Era il 1983: Chinaglia prese il brasiliano dopo il no per Junior Dalla sfida a Falcao a via Veneto in tilt...