Mou ci pensa «Io all’Inter? Perché no?»
«Per me è sempre un club speciale Con Moratti realizzato un sogno»
Nostalgia di San Siro. Non lo dice apertamente, ma trapela dalle parole dello Special One. Legato da un sentimento sincero e profondo ai colori nerazzurri. Perché l'Inter, come il Porto prima, il Chelsea poi, è una delle tre case di José Mourinho. Più di una tappa entusiasmante nella sua scalata al calcio mondiale. Così nel momento più difficile del suo ritorno a Londra, il manager portoghese torna a parlare del suo magico biennio a Milano. Conclusosi con il triplete, punto più alto della sua già prestigiosa carriera.
MOMENTONO. Allavigiliadell'ottava di campionato il Chelsea langue nei bassifondi della classifica, solo 16esimo, e già quattro sconfitte alle spalle. La peggior partenza degli ultimi 37 anni per i Blues, complice una difesa colabrodo (17 reti contro le 32 subite in tutto il campionato scorso), e uno spogliatoio che - secondo i tabloid inglesi - sarebbe lacerato in clan. Oggi allo Stamford Bridge arriva l'Aston Villa, una partita che Mou non può sbagliare nonostante solo due settimane fa Roman Abramovich gli abbia confermato la fiducia. Una decisione figlia anche del sontuoso contratto firmato dal portoghese la scorsa estate: il suo licenziamento costerebbe decine di milioni di sterline al magnate russo. Ecco allora la conferma, ma non a tempo illimitato.
MESSAGGIO D’AMORE. In caso di esonero - si sa - Mou è un tipo sentimentale, e non disdegna i ritorni. «Sono andato all'Inter nel 2008 perché me lo ha chiesto Massimo Moratti. Avevano un sogno che durava da 50 anni. La prima immagine di quell'esperienza è un sogno, l'ultima un arrivederci. Per questo motivo l'Inter resta speciale. Ritornare? Perché no?». Non un sì, ma neppure un no. Tanto più che è stato lo stesso Mou - multato di 70mila euro per le accuse all'arbitro dopo l'ultima sconfitta contro il Southampton - ad escludere di chiudere la carriera allo Stamford Bridge. «Quello che so è che penso di allenare per altri 15 anni, sono nel mezzo della mia carriera. Tra 15 anni avrò 67 anni, una buona età per smettere. E non penso che sarò ancora al Chelsea perché il calcio moderno non lo consente. Dunque non chiuderò qui la mia carriera anche se mi piacerebbe».
«Penso di allenare per altri quindici anni. Sicuramente non sarò ancora al Chelsea...»
ANCELOTTI. Forse piacerebbe meno a parte dello spogliatoio, se sono vere gli spifferi che raccontano di una spaccatura all’interno. Sarebbero sempre