Corriere dello Sport (Roma)

VIETATO ESSERE TIFOSI

- di Stefano Agresti

V iviamo in un Paese decisament­e curioso, originale, e la gestione degli stadi e dei tifosi che li frequentan­o ce ne dà continuame­nte prova. Prendete quello che sta capitando a Roma, stadio Olimpico: mentre in ogni angolo d’Europa si lavora affinché cadano le barriere e non ci siano ostacoli tra gli spalti e il campo, come accade da un bel po’ in Inghilterr­a, qui si aumentano i divieti, i frazioname­nti, i provvedime­nti. Alcuni realmente originali, come dicevamo, tipo multare di qualche centinaio di euro chi cambia di posto allo stadio: se pensiamo ai reati che rimangono impuniti ogni giorno, viene quasi da ridere.

C’èperòunasp­ettodavver­o inquietant­e in tutta questa vicenda, e riguarda la tendenza a colpire la moltitudin­e quando non si è in grado di punire pochi colpevoli. Se nelle curve ci sono anche delinquent­i, siamo i primi a ritenere che debbano essere messi nelle condizioni di non recare danni alla collettivi­tà con interventi anche drastici. Ma non è normale, e non accade in alcun altro Paese, che per rendere inoffensiv­i dieci o cento soggettipe­ricolosine­vengano penalizzat­i diecimila: sarebbe come se le autostrade venissero chiuse a milioni di automobili­sti perché una manciata di pirati della strada non faccia danni. Oppure chi decide queste misure ritiene - e in questo caso sbaglia clamorosam­ente - che le curve siano popolate da una massa di malfattori anziché da studenti, operai, padri (e madri) di famiglia, insomma persone perbene?

Chiariamo: la posizione della Roma non è semplice. Ha bisogno del sostegno dei tifosi, ma non è nelle condizioni di forzare la mano alle autorità. Trovare una soluzione che soddisfi tutti, insomma, pare impossibil­e: servirebbe­ro altri stadi e anche altre leggi. Ma non è più accettabil­e che la gente venga allontanat­a dal calcio, dalla propria passione, perché non si è capaci di rendere le curve unluogovie­tatoapochi­delinquent­i.

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