CALLEJON Il jolly del Napoli che non ha limiti
Gioca in più ruoli e punta a superare 20 gol Sarri innamorato di lui: «E’ fondamentale»
Li chiamavano jolly: era il calcio d’altri tempi, pochi numeri e un senso pratico che è evaporato, le maglie dall’1 all’11, gli abbinamenti quasi scontati, niente zona (o rara). Li chiamavano jolly: li tiravano fuori dal mazzo di carte, li sistemavano ovunque e sapevano come sarebbe andata. Un sorriso! E ora che il football è diventato verticale, pressing, fuorigioco, tagli e diagonali, le linee strette e gli angoli di passaggio, un vocabolario nuovo di zecca, riecco il jolly, che il Napoli cala da tre anni: esterno di destra o di sinistra, centravanti (quasi) classico e poi seconda punta, laterale basso, da bosco o da riviera (direbbe Sarri), da Rafa e da tridente: perché con Callejon, ormai è chiaro, tutto è possibile, tutto è plausibile.
L’AFFARE. Otto milioni e ottocentomila euro: il capitale (an- che umano) che resta è in quel colpo dell’estate del 2013, la prima svolta verso una internazionalizzazione che nasce andando a spendere in una delle gioiellerie più chic al mondo, lasciando a Florentino Perez l’onere del prezzo. Ok, è quello giusto: è con una cifra da ritenere «umana» - viste le tendenze generali - il Napoli porta via dalla casa Blança José Maria Callejon, che all’epoca aveva appena ventisei anni, dunque nel pieno della maturazione, che nel curriculum aveva cinquantacinque partite in Liga con il Real Madrid, che in quel contesto è soffocato dalla concorrenza, implode e chiede di esplodere. Vamos: venti reti per co- minciare, nel 4-2-3-1, che gli sta addosso come un abito da cerimonia, ne esalta la capacità di scappare alle spalle dei difensori, ne accoglie il sacrificio nel ripiegamento.
FONDAMENTALE. E’ un gioiello, nel senso letterale, l’espressione lieve del talento che sposa il sacrificio, e le dodici reti della seconda stagione non rendono merito all’impegno, gli valgono la convocazione in Nazionale (una comparsata), però stridono con il precedente, che invece a Sarri va benissimo e basta e avanza per raffigurarlo sinteticamente: «Per noi è fondamentale». Lo è in estate, quando c’è l’ennesimo no all’Atletico Madrid (offerta di 15 milioni rifiutata, a dodici mesi di distanza dall’opposizione persino a 22 milioni) e quando a Dimaro è chiaro che si va verso la terza annata assieme: «Io credo in te».
IL BOMBER. E’ il Napoli prima maniera, ha ancora il rombo, ma Sarri è consapevole della forza d’urto di quella squadra, che trascina in laboratorio attraverso la propria idea, sistemando Callejon poco più dietro di Higuain. E’ un tentativo, non la scelta, e quando va rielaborata la formula, nel tridente - a destra - non c’è altro che Callejon: dal 17 settembre (con il Bruges) non ne ha più saltata una, ne ha giocate sei da titolare (turn-over inevitabile con il Carpi per farlo rifiatare) ed è diventato l’inevitabile anello di congiunzione tra i reparti, quello che «sente» di aver nelle gambe venti gol («meglio ventuno, per battere il mio personale», ricorda a sé e agli altri) e che però non ha ancora segnato in campionato.
Lo spagnolo è in grande forma Non ha ancora segnato in questo campionato e oggi...
CHE STRIDORE. Il Callejon prima maniera stupì subito: quattro reti, marchiando l’avvio anche in Champions (a Marsiglia); quello dell’anno scorso, alla ottava, era arrivato già a quota sei. Scusatelo per il ritardo.