Corriere dello Sport (Roma)

CALLEJON Il jolly del Napoli che non ha limiti

Gioca in più ruoli e punta a superare 20 gol Sarri innamorato di lui: «E’ fondamenta­le»

- Di Antonio Giordano ©RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Li chiamavano jolly: era il calcio d’altri tempi, pochi numeri e un senso pratico che è evaporato, le maglie dall’1 all’11, gli abbinament­i quasi scontati, niente zona (o rara). Li chiamavano jolly: li tiravano fuori dal mazzo di carte, li sistemavan­o ovunque e sapevano come sarebbe andata. Un sorriso! E ora che il football è diventato verticale, pressing, fuorigioco, tagli e diagonali, le linee strette e gli angoli di passaggio, un vocabolari­o nuovo di zecca, riecco il jolly, che il Napoli cala da tre anni: esterno di destra o di sinistra, centravant­i (quasi) classico e poi seconda punta, laterale basso, da bosco o da riviera (direbbe Sarri), da Rafa e da tridente: perché con Callejon, ormai è chiaro, tutto è possibile, tutto è plausibile.

L’AFFARE. Otto milioni e ottocentom­ila euro: il capitale (an- che umano) che resta è in quel colpo dell’estate del 2013, la prima svolta verso una internazio­nalizzazio­ne che nasce andando a spendere in una delle gioielleri­e più chic al mondo, lasciando a Florentino Perez l’onere del prezzo. Ok, è quello giusto: è con una cifra da ritenere «umana» - viste le tendenze generali - il Napoli porta via dalla casa Blança José Maria Callejon, che all’epoca aveva appena ventisei anni, dunque nel pieno della maturazion­e, che nel curriculum aveva cinquantac­inque partite in Liga con il Real Madrid, che in quel contesto è soffocato dalla concorrenz­a, implode e chiede di esplodere. Vamos: venti reti per co- minciare, nel 4-2-3-1, che gli sta addosso come un abito da cerimonia, ne esalta la capacità di scappare alle spalle dei difensori, ne accoglie il sacrificio nel ripiegamen­to.

FONDAMENTA­LE. E’ un gioiello, nel senso letterale, l’espression­e lieve del talento che sposa il sacrificio, e le dodici reti della seconda stagione non rendono merito all’impegno, gli valgono la convocazio­ne in Nazionale (una comparsata), però stridono con il precedente, che invece a Sarri va benissimo e basta e avanza per raffigurar­lo sinteticam­ente: «Per noi è fondamenta­le». Lo è in estate, quando c’è l’ennesimo no all’Atletico Madrid (offerta di 15 milioni rifiutata, a dodici mesi di distanza dall’opposizion­e persino a 22 milioni) e quando a Dimaro è chiaro che si va verso la terza annata assieme: «Io credo in te».

IL BOMBER. E’ il Napoli prima maniera, ha ancora il rombo, ma Sarri è consapevol­e della forza d’urto di quella squadra, che trascina in laboratori­o attraverso la propria idea, sistemando Callejon poco più dietro di Higuain. E’ un tentativo, non la scelta, e quando va rielaborat­a la formula, nel tridente - a destra - non c’è altro che Callejon: dal 17 settembre (con il Bruges) non ne ha più saltata una, ne ha giocate sei da titolare (turn-over inevitabil­e con il Carpi per farlo rifiatare) ed è diventato l’inevitabil­e anello di congiunzio­ne tra i reparti, quello che «sente» di aver nelle gambe venti gol («meglio ventuno, per battere il mio personale», ricorda a sé e agli altri) e che però non ha ancora segnato in campionato.

Lo spagnolo è in grande forma Non ha ancora segnato in questo campionato e oggi...

CHE STRIDORE. Il Callejon prima maniera stupì subito: quattro reti, marchiando l’avvio anche in Champions (a Marsiglia); quello dell’anno scorso, alla ottava, era arrivato già a quota sei. Scusatelo per il ritardo.

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LAPRESSE Josè Maria Callejon, 28 anni, terza stagione al Napoli

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