L’Italia scompare fa festa la Slovenia
Brutta prova collettiva degli azzurri, fallosi in attacco e sovrastati a muro. Urnaut e Gasparini protagonisti
(13-25, 25-23, 20-25 ,20-25) ITALIA: Giannelli 3, Juantorena 15, Buti 6, Zaytsev 15, Lanza 8, Piano 1, Colaci (L), Antonov, Sottile, Vettori, Anzani 1, Rossini, Non entrati: Sabbi, Massari (L). All. Blengini. SLOVENIA: Urnaut 22, Kozamernik 6, Gasparini 18, Cebulj 16, Pajenk 9, Vincic 2, Kovacic (L), Klobucar, Sket, Pokersnik, Non entrati: Plot, Koncilja, Ropret, Pavlovic. All. Giani. ARBITRI: Yener (Tur) e Hodik (Cze). Spettatori: 6000. Durata set: 26’, 33’, 31’ Le cifre - ITALIA: 14 battute sbagliate, 5 ace, 4 muri, 11 errori. ricezione positiva 63%, ricezione perfetta 44%, attacco 36%. SLOVENIA: 18 battute sbagliate 18, 8 ace, 12 muri, 11 errori, 63% ricezione positiva, 48% attacco. La brutta copia dell’Italvolley s’inchina dinanzi al monumento del volley italiano, Andrea Giani, che in qualche modo si trova protagonista di un’avventura che fa tornare in mente quella che vide protagonista Julio Velasco. Come il ct di La Plata, Giani vince la sua prima medaglia (oro o argento che sarà) in un campionato d’Europa, con una squadra che non era pronosticata tra le favorite. E alla prima occasione in cui si è trovato ad affrontare la nazionale del suo Paese, l’ha eliminata: l’Italia di Velasco fece fuori l’Argentina nei quarti dei Mondiali 1990, Giangio con la sua Slovenia ha stoppato in semifinale l’Italia, meritando l’approdo alla più sorprendente delle finali.
Per affrontare con successo l’entusiasmo della Slovenia, per la prima volta in finale agli Europei, ci sarebbe voluta la Nazionale che ha distrutto la Russia, giocatori con quegli occhi di tigre trasformatisi in occhi di mucca dopo il viaggio a Sofia. Italiani e sloveni si conoscono molto bene, Urnaut che ieri ci ha massacrato, nell’ultima stagione era a Latina insieme con il ct Blengini. Gasparini, Cebulj (acquistato dalla Lube), Sket, Pajenk: nomi arcinoti in SuperLega, non ancora fenomeni imbattibili e immarcabili come sono apparsi ieri all’Armeec Arena di Sofia. Non ha funzionato nulla nell’Italia che si credeva lanciatissima verso una ghiotta terza finale consecutiva. Il brutto è che si è capito subito, fin dai primi palloni. Il brutto è che una squadra capace di qualificarsi per l’Olimpiade di Rio con il secondo posto in Coppa del Mondo, non ha saputo trovare dentro di sè quelle risorse indispensabili per rimettere in linea di navigazione una corazzata divenuta fragile, che ha imbarcato acqua per tutti e quattro i set.
Certo, Giani ha svelato ogni segreto di un’Italia che l’ha visto nello staff tecnico fino all’anno scorso, ha spiegato al meglio la lezione ai suoi ragazzi e loro l’hanno studiata a memoria, superando brillantemente l’esame. Cosa che invece non hanno saputo fare gli azzurri, che hanno dimenticato come si va a muro, dove ci si piazza quando si riceve, come si fa la copertura. Assolutamente impreparati. Problema mentale o tecnico? Forse tutte e due le cose. Ma per quanto la Slovenia abbia dimostrato il suo valore ed abbia meritato il successo, è difficile respingere l’idea che un’Italia capace di offrire un rendimento appena normale non fosse in grado di saltare l’ostacolo. Non servivano Fenomeni per andare in finale, bastava un’Italia più lucida, meno pasticciona e più cattiva, capace di evitare la trappola della discontinuità che periodicamente si apre come una voragine, inghiottendo certezze faticosamente acquisite.
In attacco sono mancati cla- morosamente Zaytsev e Lanza (rispettivamente 32% e 30%), Buti e Piano hanno vissuto una delle loro peggiori giornate al centro. Juantorena pur restando lontano dai suoi picchi, ha dato un contributo in ricezione e in attacco (15 su 31) che sarebbe stato sufficiente se non fosse rimasto così isolato. Comprensibile che in un simile contesto, nemmeno il baby regista Giannelli sia uscito indenne dalla brutta semifinale, perdendo un po’ la bussola. Ma c’è da capirlo. Il servizio azzurro non ha fatto faville e quando è riuscito a mettere in crisi la ricezione slovena, poi non si è riusciti a raccoglierne i frutti a muro. Peccato, perché è difficile accettare una sconfitta del genere quando il ricordo dello show con i russi è ancora così fresco. Ora c’è un bronzo non facile da strappare alla Bulgaria, per non tornare in Italia a mani vuote.
Pippo Lanza, 24, prova a superare il muro della Slovenia
Zaytsev e Lanza in giornata no, Buti e Piano opachi anche Giannelli ha perso lucidità
Ma tutta la squadra è apparsa subito fuori partita e non è riuscita a lottare con efficacia
Giani e le analogie con Velasco. Oggi alle 16.30 la finale per il bronzo contro la Bulgaria