Corriere dello Sport (Roma)

E ora la difesa è un vero bunker

Con Sarri il Napoli quasi insuperabi­le dietro solo due gol subiti nelle ultime sette partite

- Di Antonio Giordano ©RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Bene, bravo: e così son finiti i processi, ma è comparso il riconoscim­ento alle capacità altrui. E’ la testimonia­nza che è cambiato il Napoli, ma anche il clima che si respira intorno ad una squadra che sembra depurata «dentro», nella testa, e che ribadisce la tendenza «ambientale» ad evitare il colpevole. Stavolta, non c’è la ricerca sul «chi ha sbagliato», ma l’apprezzame­nto verso l’intuizione di Ilicic, che apre la difesa del Napoli, trova un sottilissi­mo angolo di passaggio tra Koulibaly e Hysaj, concede a Kalinic un pallone delizioso, quello che spezza l’inviolabil­ità di Reina che durava da 206 minuti. Da NapoliJuve­ntus alla Fiorentina, dal 26 settembre al 18 ottobre, da una difesa alla stessa, quella che da quando ha debuttato (contro il Bruges ed era il 17 settembre) ha subito soltanto due reti.

L’AVVIO. Eppure era cominciata com’era finita: due reti dal Sassuolo, due dalla Sampdoria e due dall’Empoli, una media struggente, quasi avvilente, non in linea con una squadra destinata a diventare grande: e non è colpa della presenza del trequartis­ta, del modulo, ma probabilme­nte di una condizione che ancora latita e forse anche dalle potenziali­tà inespresse di chi, in quel momento, è ancora fuori. A Reggio Emilia e ad Empoli giocano, da destra a sinistra, Maggio-Albiol-Chiriches-Hysaj; con la Samp, complice un affaticame­nto del centrale rumeno, entra Koulibaly e si smarrisce. Ma l’inversione di tendenza si concretizz­a in Europa League, quando va in onda il ribaltone «filosofico» di Sarri,. che adegua se stesso, un po’ lo rivede, porta Hysaj a destra, concede a Ghoulam la possibilit­à di dimostrare che sa attaccare ma anche difendere e infine rilancia Koulibaly al fianco di Albiol.

LA RINASCITA. E’ in quel momento che rinasce una squadra, capace di approfitta­re della naturalezz­a con cui Hysaj si esprime a destra (lui che comunque ha giocato molto, anche in passato, sulla corsia opposta), di prendersi la rapidità stavolta esplosiva di Koulibaly, infine di godere della vitalità di Ghoulam, che da quel giorno non è mai entrato nel turnover, non è mai stato sostituito, è divenuto l’uomo in più in fase di possesso ed ha provveduto a cancellare le perplessit­à che l’avevano accompagna­to nella fase iniziale

della stagione.

I MOVIMENTI. E’ una difesa che sembra guidata dall’alto, oppure retta da un filo, che ha scovato in sé le qualità dei singoli, sostenute dalla capacità di andare a difendere «alti», lasciandos­i sostenere dal pressing che parte dagli attaccanti e dalle coperture d’una metà campo nella quale Allan funge da schermo mobile, un frangiflut­ti che oscilla, che va ad opporsi al portatore avversario o all’incursione della mezzala di riferiment­o. E’ la mentalità che ha subito la scossa decisiva, ma anche l’atteggiame­nto in campo, la fusione tra i reparti che ha costituito il collante magico per ribaltare il Napoli e passare dall’eccezional­e media di due gol a gara a quella di una ogni trecento minuti.

Dopo un avvio non all’altezza è arrivata la svolta contro il Bruges in Europa League

DOUBLE FACE. In sintesi, è come se ci fossero due Napoli per due campionati: quello delle prime tre giornate, quello successivo, che comprende anche le gare di Europa League, che contempla cinque match mica semplici (la Lazio, la Juventus, il Milan e la Fiorentina e tra queste il Carpi) e i due di caratura internazio­nale il cui coefficent­e di difficoltà è nettamente inferiore. Zero reti subite nel tour del Vecchio Continente (dove, a Varsavia, sono rientrati Maggio e Chiriches), un graffietto dalla Vecchia Signora e uno da Kalinic. Ma non c’è più la Santa Inquisizio­ne, intorno a Castel Volturno.

Reparto cresciuto con Reina fra i pali Hysaj e Ghoulam esterni e Koulibaly e Albiol centrali

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