E ora la difesa è un vero bunker
Con Sarri il Napoli quasi insuperabile dietro solo due gol subiti nelle ultime sette partite
Bene, bravo: e così son finiti i processi, ma è comparso il riconoscimento alle capacità altrui. E’ la testimonianza che è cambiato il Napoli, ma anche il clima che si respira intorno ad una squadra che sembra depurata «dentro», nella testa, e che ribadisce la tendenza «ambientale» ad evitare il colpevole. Stavolta, non c’è la ricerca sul «chi ha sbagliato», ma l’apprezzamento verso l’intuizione di Ilicic, che apre la difesa del Napoli, trova un sottilissimo angolo di passaggio tra Koulibaly e Hysaj, concede a Kalinic un pallone delizioso, quello che spezza l’inviolabilità di Reina che durava da 206 minuti. Da NapoliJuventus alla Fiorentina, dal 26 settembre al 18 ottobre, da una difesa alla stessa, quella che da quando ha debuttato (contro il Bruges ed era il 17 settembre) ha subito soltanto due reti.
L’AVVIO. Eppure era cominciata com’era finita: due reti dal Sassuolo, due dalla Sampdoria e due dall’Empoli, una media struggente, quasi avvilente, non in linea con una squadra destinata a diventare grande: e non è colpa della presenza del trequartista, del modulo, ma probabilmente di una condizione che ancora latita e forse anche dalle potenzialità inespresse di chi, in quel momento, è ancora fuori. A Reggio Emilia e ad Empoli giocano, da destra a sinistra, Maggio-Albiol-Chiriches-Hysaj; con la Samp, complice un affaticamento del centrale rumeno, entra Koulibaly e si smarrisce. Ma l’inversione di tendenza si concretizza in Europa League, quando va in onda il ribaltone «filosofico» di Sarri,. che adegua se stesso, un po’ lo rivede, porta Hysaj a destra, concede a Ghoulam la possibilità di dimostrare che sa attaccare ma anche difendere e infine rilancia Koulibaly al fianco di Albiol.
LA RINASCITA. E’ in quel momento che rinasce una squadra, capace di approfittare della naturalezza con cui Hysaj si esprime a destra (lui che comunque ha giocato molto, anche in passato, sulla corsia opposta), di prendersi la rapidità stavolta esplosiva di Koulibaly, infine di godere della vitalità di Ghoulam, che da quel giorno non è mai entrato nel turnover, non è mai stato sostituito, è divenuto l’uomo in più in fase di possesso ed ha provveduto a cancellare le perplessità che l’avevano accompagnato nella fase iniziale
della stagione.
I MOVIMENTI. E’ una difesa che sembra guidata dall’alto, oppure retta da un filo, che ha scovato in sé le qualità dei singoli, sostenute dalla capacità di andare a difendere «alti», lasciandosi sostenere dal pressing che parte dagli attaccanti e dalle coperture d’una metà campo nella quale Allan funge da schermo mobile, un frangiflutti che oscilla, che va ad opporsi al portatore avversario o all’incursione della mezzala di riferimento. E’ la mentalità che ha subito la scossa decisiva, ma anche l’atteggiamento in campo, la fusione tra i reparti che ha costituito il collante magico per ribaltare il Napoli e passare dall’eccezionale media di due gol a gara a quella di una ogni trecento minuti.
Dopo un avvio non all’altezza è arrivata la svolta contro il Bruges in Europa League
DOUBLE FACE. In sintesi, è come se ci fossero due Napoli per due campionati: quello delle prime tre giornate, quello successivo, che comprende anche le gare di Europa League, che contempla cinque match mica semplici (la Lazio, la Juventus, il Milan e la Fiorentina e tra queste il Carpi) e i due di caratura internazionale il cui coefficente di difficoltà è nettamente inferiore. Zero reti subite nel tour del Vecchio Continente (dove, a Varsavia, sono rientrati Maggio e Chiriches), un graffietto dalla Vecchia Signora e uno da Kalinic. Ma non c’è più la Santa Inquisizione, intorno a Castel Volturno.
Reparto cresciuto con Reina fra i pali Hysaj e Ghoulam esterni e Koulibaly e Albiol centrali