Corriere dello Sport (Roma)

Da Buffon a Pacchiarot­ti: i baby debutti

C’è chi è diventato un big e chi invece è scomparso

- Di Furio Zara

Buffon quando vide la luce aveva 17 anni 9 mesi e 21 giorni; Marco Pilato festeggiò i suoi diciotto anni debuttando in serie A in difesa della porta del Bologna. Portieri giovanissi­mi, debutti precoci (entrambi al Tardini), destini diversi. Non importa partire presto, conta il momento giusto. Per Buffon (1995, Parma-Milan 0-0) lo fu, per Pilato (1991, ParmaBolog­na 3-1) invece no. In tribuna, sorretti da insospetta­bile fantasia, truppe di cronisti cominciaro­no i pezzi datati 1991 e 1995 scrivendo che se il buongiorno di vede dal mattino eccetera eccetera. Tutta fuffa. Il mattino non dà il buongiorno a nessuno, siamo noi che dobbiamo ingraziarc­elo. Buffon - in questi vent’anni tra i pali - è diventato Buffon. Di Pilato - pur essendo noi maniaci di calcio - ci sovviene il solo Ponzio. Consultand­o gli almanacchi scopriamo che quel Pilato, Marco, era cresciuto nelle giovanili del Bologna, dopo quella presenza fece altre cinque partite, alla fine accompagnò una squadra già condannata alla retrocessi­one in B, chiuse il campionato con 16 gol sul groppone e praticamen­te finì lì la sua carriera. Non aveva ancora compiuto vent’anni e già se n’erano perse le tracce. Finì tra i dilettanti, per distrarre i rimpianti scelse di giocare terzino.

Il portiere che debutta da ragazzo è sempre una (bella) novità. E’ un carico di responsabi­lità non da poco. I più grandi della nostra storia l’hanno fatto in un’età imberbe. E non sempre gli è andata bene. Zoff, 19 anni, ne prese cinque (Donnarumma prenda nota, mai abbattersi). Galli toccò la A a diciannove anni, Bordon e Albertosi a venti, Sarti e Ghezzi a ventuno, Marchegian­i a ventidue, Zenga e Tacconi a ventitre. La top5 dei più giovani debuttanti in serie A offre una chiara prospettiv­a sulle aspettativ­e che un portiere può avere. Oltre a Buffon, un predestina­to, c’è un altro grandissim­o esponente della categoria (Peruzzi), due giovani di belle speranze (Sepe e Scuffet) e uno sconosciut­o lanciato allo sbaraglio (Pacchiarot­ti) che non ha lasciato traccia nella storia del

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