Corriere dello Sport (Roma)

«Vincere sempre vale più di Rossi»

«La vittoria deve diventare normale. Su Pepito dico...»

- Di Alessandro Rialti ©RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Si cresce vincendo, e vince sempre la squadra mai, il singolo campione. Paulo Sousa il «grande ipnotizzat­ore» non molla. Tiene la sua Fiorentina perennemen­te sulla corda. Coppa, campionato, l’ultima in classifica in Polonia o la grande Roma che insegue la capolista, per lui pari sono. Ovvero sono squadre da battere. Senza preferenze perché il mago portoghese ha un solo obiettivo, costruire una Fiorentina vincente, sempre e ovunque. Ed è questo che prova a spiegare nella conferenza stampa della vigilia di Europa League. In modo...didattico, a tutti. Tema dopo tema.

MENTALITA’ VINCENTE. «A noi questa partita interessa tantissimo. Sta proprio in questo il significat­o del concetto di “cultura sportiva” che stiamo cercando di trasmetter­e: far sì che i successi diventino normalità, intanto in Coppa poi anche in campionato. L’obiettivo è creare abitudini buone per dare continuità a tutto quello che stiamo facendo». CONCENTRAZ­IONE ALTISSIMA. «Non ho visto la partita della Roma perché anche io ho bisogno di concentrar­mi sulla sfida col Lech Poznan. Posso dire, però, che abbiamo report molto dettagliat­i di tutti gli avversari su cui lavoriamo, anche quelli che affrontere­mo in futuro perché non vogliamo essere impreparat­i mai. Penserò alla sfida di domenica subito dopo il fischio finale di domani (oggi, ndr). Si tratta di rispetto innanzitut­to per i miei giocatori e poi anche per me stesso»

L’ATTEGGIAME­NTO GIUSTO. «I ragazzi mi hanno fatto capire di essere molto concentrat­i e questo deve essere l’atteggiame­nto giusto. Non basta avere individual­ità forti sul piano tecnico, serve di più. Il turnover? Tutti voglio spazio ed io sono ben felice di concederlo: dovremo stare attenti soprattutt­o all’atteggiame­nto e all’attitudine individual­e. L’obiettivo è cercare i nostri principi di gioco subito, iniziare la partita con la mentalità giusta e vincere, portando in fondo il risultato».

QUESTIONE ROSSI. «La frenesia che c’è attorno a Rossi è normale: questa città lo ha visto giocare a livelli altissimi e chiunque vuole vederlo tornare al massimo della condizione. Crediamo tutti in lui e ritengo che si stia facendo la cosa giusta centellina­ndone la presenza. Deve trovare il suo equilibrio emozionale. La sua vita è sempre stata in mezzo ad un campo di pallone, ma per due anni è stato frenato dalla malasorte. Stiamo lavorando affinché lui trovi la sua “illuminazi­one” e gli ingredient­i ci sono tutti: a breve avrà anche lui più continuità. Tutti noi siamo fatti di emozione: a volte crediamo di essere pronti per qualcosa quando in realtà non lo siamo. Restituirg­li equilibrio significa preservarl­o da infortuni futuri, riportarlo ad essere il fenomeno che era non solo nel breve termine, ma per gli anni a venire. Capisco che Pepito è importante, ma per me la squadra conta più del nome individual­e». SPAZIO A TUTTI. «Conto di recuperare qualcuno e ad altri toglierò un po’ di minuti, ma voglio vedere la stessa identità di squadra. Stiamo crescendo, questa è cultura: il modo in cui ci presentiam­o in campo a prescinder­e da chi gioca. Blaszczyko­wski? E’ un giocatore di esperienza, reduce da una stagione difficile ma stiamo lavorando per dare continuità al suo lavoro e alla qualità delle sue performanc­e. Pasqual invece sta lavorando con noi da alcuni giorni: non è venuto a Napoli perché avevamo impostato una tabella di lavoro specifica, ma ritrovarlo per questo ciclo di partite che ci aspettano è decisivo. Verdù? Si è inserito molto bene, è intelligen­te tatticamen­te e quando è entrato ha sempre influito. Quanto a Babacar, noi cerchiamo di migliorare le sue caratteris­tiche per il bene del giocatore e della squadra. E lui si sta dando tanto da fare».

«Capisco la frenesia della città però lui deve ritrovare il suo equilibrio interno e l’illuminazi­one»

«La squadra viene prima dei singoli Alla Roma penserò dopo, tutti vogliono dare il massimo»

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ANSA Paulo Sousa, 45 anni, alla prima stagione a Firenze.

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