Stadio vuoto la Nord fuori tutto l’anno!
Oltre il derby: protesta a oltranza In media persi 12 mila spettatori
«Che anno è, che giorno è, questo è il tempo di vivere con te». Puòdarsichedomaniall’Olimpico, sentendo la canzone di Battisti, venga naturale porsi seriamente qualche domanda sull’origine del disagio, sullo stadio semivuoto ma anche e soprattutto sulle aspettative e le pretese dei tifosi della Lazio. Se ne vanno, stanno abbandonando una squadra quarta in campionato, a tre punti dalla vetta, e in testa al girone di Europa League, per contestare il Prefetto Gabrielli, a cui certo non interessa la classifica della serie A ma solo il rispetto della legalità all’interno delle curve. Che poi restino vuote, non è affar suo. Il 12 aprile scorso, nel giorno del sorpasso sulla Roma e in una domenica qualsiasi di campionato, i tifosi della Lazio si presentarono all’Olimpico in cinquantamila, ritrovandosi a fine partita, dopo un entusiasmante 4-0 sull’Empoli, a cantare tutti insieme sulle note dei «Giardini di marzo», una delle più belle canzoni di Lucio Battisti, laziale con discrezione, forse un po’ come tanti di quei cinquantamila, di solito nascosti e confinati (per scelta volontaria) al salotto di casa. In tribuna Monte Mario, ospite della Lazio, domani troverà posto Giulio Rapetti, in arte Mogol, per anni l’altra metà di Lucio e autore di quei testi (compresi i Giardini di marzo) che hanno fatto la storia della canzone italiana. Scoprirà un Olimpico decisamente diverso, meno colorato ed entusiasmante di qualche mese fa.
BASTA OLIMPICO. La notizia è di ieri mattina. I ragazzi della Curva Nord hanno deciso di mollare. Niente derby con la Roma, ma non solo. Non si presenteranno più all’Olimpico. Una forma di protesta, dicono, nei confronti del prefetto Gabrielli. Contestano le divisioni in curva, il nuovo regime imposto attraverso lunghe file per le perquisizioni e i controlli ai prefiltraggi, la convocazione in Questura di alcuni tifosi per giustificare uno striscione («Questa Curva non si divide») apparso giovedì sera durante la partita con il Rosenborg. Si sono stancati e hanno deciso di non entrare più allo stadio. Una decisione presa sino a data da destinarsi, a costo di lasciare la Lazio senza il cuore pulsante del tifo. Almeno in casa, perché proprio dalla partita del Maipei i laziali hanno sottoscritto la Tessera del Tifoso e hanno ripreso a seguire la squadra in trasferta (a Reggio Emilia erano in duemila). Una chiara presa di posizione. Non sopportano più come sono trattati all’Olimpico, seguiranno la Lazio solo fuori casa. Al quadro si aggiunge S’è rivelata un flop e gli stessi dirigenti dovranno riflettere sulle scelte compiute tra giugno e luglio. Era davvero il caso, dopo averli lasciati invariati per dieci anni, alzare i prezzi degli abbonamenti? Mossa sbagliata, considerando la crisi economica e un terzo posto arrivato dopo una stagione deprimente. Un dato riferito al pubblico della Lazio è testimoniato dalla matematica: è la curva la parte trainante, gli altri settori faticano a riempirsi e le misure restrittive adottate dal Prefetto non c’entrano. Con il Rosenborg appena 8630 paganti, con il Saint Etienne 11670: l’Europa League non tira. Erano quasi 39 mila gli spettatori il 18 agosto
In tribuna atteso Mogol: suoi i versi cantati da Battisti che i biancocelesti intonano a festa