«IMPARO DA VALE»
«Nonostante le accuse resta il mio eroe e l’ammiro. Ma Lorenzo è un combattente»
L’anno passato Marc Marquez non ha lasciato scampo agli avversari vincendo i primi dieci Gran Premi consecutivi, per concludere poi la stagione con altre tre vittorie. Una marcia trionfale che non si è ripetuta questa stagione dove, al contrario, il pilota della Honda ha faticato a far funzionare la sua RC213Vconunmotorepiùpotente ma troppo nervoso. Da metà campionato in poi però, posto parzialmente rimedio ai problemi, Magic Marc è parso tornare quello di sempre. Troppo tardi però per battersi per il mondiale. «Correre in Malesia da spettatore del duello fra Lorenzo e Valentino mi fa felice. E’ vero, sono spagnolo ma in Australia battendo Lorenzo gli ho fatto involontariamente un favore. Piuttosto Iannone gli ha fatto perdere punti. Io non sono il compagno di squadra di nessuno dei due e alla fine Vale deve vincere contro Jorge non contro di me. Detto questo, pur senza schierarmi con nessuno dei due confermo ciò che ho sempre detto: Valentino è il mio eroe, lo ammiro. D’altro canto Lorenzo quest’anno è stato un gran combattente».
Rossi ha detto che non crede che tu sia mai stato un suo tifoso.
«Avevo quattro anni quando ha vinto il suo primo titolo, cosa credi che ti risponderebbe ogni aspirante pilota? Tutti vorrebbero essere Valentino. In ogni caso secondo me, finisse primo o secondo nel mondiale, non aggiungerebbe molto alla splendida stagione che ha fatto».
Ricordi quando è stata scattata la fotografia che ti ritrae bambino accanto a Rossi?
«Certo, era il 2008 ed avevo in mano un modellino di un’auto con la quale Vale correva nei rally. Mi viene da aggiungere che nella vita non si sa mai cosa può accadere. Se mi avessero detto che da lì a pochi anni mi sarei battuto con lui in pista gli avrei detto: ma sei matto?»
Parliamo di Assen. La collisione con Rossi mentre lottavate per la vittoria nell’ultima curva.
«Valentino corre da venti anni, ha imparato tantissimo ed è il migliore nella gestione degli ultimi giri. In Argentina, quando ci siamo toccati, è stato un incidente di gara. In Olanda io ho fatto una bellissima ultima curva...ed ho imparato che si può vincere anche senza farla».
Cosa non ha funzionato quest’anno?
«E’ facile rispondere adesso. Se invece di cadere cinque volte avessi accettato a volte di finire terzo o quarto oggi sarei probabilmente ancora in lizza per il titolo. Semplicemente non ho capito, o non ho voluto accettare, che in pista ci fossero due piloti ed una moto più veloci. Non lo ho accettato. A causa di ciò sono stato costretto ad andare oltre il mio cento per cento: non sono uno che si accontenta di arrivare sul podio staccato di quindici secondi...però ora mi rendo conto che devo accettarlo. La più grande lezione che ho appreso è che il mondiale è lungo e tutto può succedere».
Dunque da ora vedremo un Marquez più riflessivo e meno aggressivo?
«Da una parte non voglio perdere la mia mentalità di combattente, perché mi ha dato tante vittorie, come l’ultima in Australia, ma devo anche imparare a controllarmi. Il problema è che questo è stato il primo anno in cui ho fatto fatica a capire il comportamento della moto e ciò mi ha portato ad andare oltre, a fare qualche errore di troppo ed è allora che mi dico: Marc, devi stare calmo. Per il futuro devo trovare un compromesso».
Uno che ragiona come te forse è Andrea Iannone, quando vi incontrate fate scintille!