Stadi deserti: repressione e pugno duro non funzionano
PARIGI - Curve chiuse, divieto di trasferta e gruppi organizzati dissolti o tenuti sotto stretto controllo. Il calcio francese nel suo piccolo non si fa mancare incidenti e provvedimenti al seguito, ma proprio nell’ultimo periodo, soprattutto dopo i problemi vissuti durante il match tra il Marsiglia e Lione, è partita una riflessione su quali misure adottare per ridurre il fenomeno. Si parla di pene pecuniarie più dure per i club, daspo più lunghi, ma se i risultati di questo lavoro, che vorrebbe propendere al modello inglese, non sono prossimi alla risoluzione, tra le società c’è chi ha deciso già da qualche anno il pugno duro contro l’irruenza, arrivando a criticati estremismi. Protagonista è il Paris Saint Germain, quello degli ultimi anni prima dell’arrivo del Qatar: le violenze tra le curve opposte, e politicamente schierate del Parco dei Principi provocano la morte di un tifoso e lo scioglimento conseguente dei gruppi organizzati. Una politica che negli ultimi tempi è stata indurita ancora di più con divieti che hanno toccato anche la libertà d’espressione dei sostenitori del Psg, impossibilitati a criticare il club, pena la sospensione del proprio abbonamento, come accaduto lo scorso marzo. Le polemiche ovviamente, con il tempo e le misure, si sono moltiplicate, soprattutto oggi che l’ambiente dello stadio parigino appare spesso vuoto. Le tifoserie avversarie hanno spesso sfidato a suon di cori i padroni di casa con risultati incredibili. In questa stagione poi, sotto il controllo della società, i tamburi hanno ritrovato spazio, ma di certo quest’eccesso di repressione non può essere il modello di riferimento, pena la sparizione dei veri tifosi e la violenza che lascia le curve per invadere la strada.