GARCIA NIENTE SCUSE ORA SI VINCE
Personalità, continuità, difesa: l’allenatore sotto esame «Siamo arrabbiati e dispiaciuti, ma conta solo il futuro»
Ma basta con questa esigenza di chiedere scusa, scusa a chi ha dato, scusa a chi non ha avuto, come se due parole riordinassero il destino e rimettessero i peccati. Rudi Garcia la pensa così. Si discosta, anche in questo, dalla visione della società, che venerdì ha invece ritenuto opportuno stracciarsi le vesti in diretta radiofonica (in tal modo si sente ma non si vede). Il direttore generale Mauro Baldissoni aveva espresso costernazione per l’assenza davanti al Barcellona. Ieri Garcia sembrava imbarazzato per l’imbarazzo.
SCOMODO. «Siamo arrabbiati, vogliamo dimostrare qualcosa, dobbiamo battere l’Atalanta e salire in classifica. Questo è quel che conta, perché è l’oggi e il domani. Il resto è il passato, tornarci sopra non serve a niente». Neppure come lezione di storia, corso da analizzare perché non diventi ricorso. «Abbiamo giocato contro la migliore squadra del mondo e in un contesto particolare, nelle orecchie il pareggio tra Bate e Bayer che toglieva qualche significato alla nostra gara. Io l’ho detto ai ragazzi nell’intervallo: si poteva mostrare un po’ di rabbia in più. E insieme no, perché avremmo rischiato infortuni, cartellini, squalifiche. Se fosse accaduto saremmo costretti ad affrontare la partita con il Bate, quella sì decisiva, con qualche giocatore in meno. E sarebbe sbagliato».
Insomma, meglio arrossire e poi riprendere il colore normale, cinque minuti di vergogna piuttosto che un inverno di rimpianti. Garcia seduto a parlare sente la sedia scomoda come quella di un tribunale e non gli piace. Lo accusano da vicino e da lontano. Per esempio Simone Perrotta racconta di avere visto a Barcellona una Roma battuta prima ancora di scendere in campo. «E questo è falso - replica Garcia - Sfido chiunque a citare un’altra partita in cui la squadra non abbia avuto il giusto atteggiamento. La Roma ha personalità, semmai manca di continuità».
PERICOLI. Che non è un piccolo limite però è malleabile. Ci si può porre rimedio preparando con più cura le partite. Come chiede Florenzi, e questa è un’accusa che arriva da più vicino. Garcia risponde con energia uguale e contraria: «Siamo tutti responsabili di come si preparano le partite. Eppure secondo me abbiamo sempre giocato bene, con l’eccezione del primo tempo di Borisov. A Barcellona abbiamo avuto soprattutto poche possibilità di metterci in mostra. Avremmo potuto comunque segnare tre gol in più e prenderne tre in più. Non ci piangiamo addosso, siamo combattenti e ripartiamo contro l’Atalanta. Certo, sarebbe più semplice ripartire con i tifosi accanto. Sarà la quinta o la sesta volta che lo ripeto, con loro allo stadio siamo più forti».
Invece continueranno a essercene pochi all’Olimpico mentre ce n’erano tre migliaia a Barcellona a scrutare nel buio di una squadra ridotta a fondo nero non soltanto in difesa. «Ma questo non è il problema principale. Possiamo essere più efficaci in retroguardia e lo abbiamo dimostrato, però la questione riguarda l’intera squadra. Se tutti s’impegnano a proteggere i compagni si può pensare di prendere meno gol. Poi noi facciamo il nostro gioco e per avere l’attacco più forte è inevitabile correre perticoli. A me va bene anche vincere tutte le partite 3-2».
«Al Camp Nou è mancata grinta però anch’io avevo chiesto di evitare guai e cartellini»
«Ai tifosi chiedo: non abbandonateci Con il vostro aiuto possiamo arrivare a tutti i traguardi»
OBIETTIVI. Solo che non accade, non accade quasi mai, come non accade mai alla Roma di ribaltare il risultato quando passa in svantaggio, come non accade da troppo tempo di vincere un trofeo. Due anni e mezzo di Garcia sono stati avari da questo punto di vista. «Tuttavia siamo ancora in corsa per tutti gli obiettivi, possiamo superare la fase a gironi e stare in alto in classifica fino alla fine del campionato, riconquistarci il posto in Champions League e a quel punto vedere dove siamo, magari anche più in alto». E’ tutto possibile per la Roma, questo è vero. Sarebbe il caso che finalmente diventasse anche reale, un successo da accarezzare e non solo da immaginare.